Il film ci racconta che dietro l’opera di Pierre Bonnard (Vincent Macaigne), il geniale colorista del movimento nabi, c’è anche Marthe, il suo amore, la sua musa, la sua ombra dolorosa e anche sua collega quando, devastata dall’ennesima infedeltà, decide di affogare i suoi dispiaceri nella pittura. Attraverso di lei, il regista di Séraphine racconta ancora una volta la vicenda di un’autodidatta che la storia dell’arte ha occultato, ma con equilibrio alterno. Il film diventa soprattutto un’ennesima occasione per Cécile de France di mettere in mostra il suo talento. Brilla di quello splendore modesto che la caratterizza e che definisce chiaramente Marthe Bonnard.
Nicolas Schaller, Le Nouvel Obs
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Questo articolo è uscito sul numero 1563 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati