La pubblicazione di queste due sonate fu annunciata dalla Dg, ma a quanto pare Rudolf Serkin morì prima di approvarla. Il pianista era un interprete avvincente di Beethoven, e aveva già registrato entrambi i pezzi all’inizio della carriera, quando era tecnicamente più in forma. Nella Waldstein non ha nulla di cui scusarsi. L’esecuzione, che è del 1986, ha una grande profondità, in parte grazie a tempi leggermente lenti che lasciano davvero respirare la musica. Serkin ha sempre gestito magnificamente il finale, rendendo ogni ritorno del tema principale un evento commovente, e la coda non cede nulla in termini di freschezza giovanile all’età avanzata del pianista. È molto difficile capire perché non fosse ancora stata pubblicata. Forse Serkin aveva dei dubbi sull’altra sonata del disco, e non avrebbe avuto tutti i torti. Questa Appassionata risale al 1989 e rivela un evidente declino tecnico nei passaggi rapidi, anche se non nella potente gestione delle dinamiche. I tempi nei movimenti esterni sono un paio di minuti più lenti rispetto alla sua versione del 1962 e sembrano faticosi, soprattutto nel finale. È un album che porta con sé molto da ammirare e un po’ di tristezza.
David Hurwitz, ClassicsToday
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Questo articolo è uscito sul numero 1563 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati