Questi due magnifici lavori non sono stati registrati molto spesso: anche per questo è facile dire che qui ci sono le loro migliori testimonianze su disco. L’esecuzione è magnifica, non solo per le sue fantastiche qualità d’insieme, compresi i perfetti equilibri tra pianoforte e archi, ma anche per quello che ci dice. Chi suona la musica da camera di Fauré di solito è attento a essere elegante: massimizza le qualità elegiache del compositore francese e minimizza la sua pura potenza. Non qui. Senza essere mai grossolani, i musicisti danno alla musica una gradita dose di forza. Basta ascoltare il modo in cui la musica sgorga all’inizio del secondo quartetto e i ritmi taglienti nello scherzo, oppure il finale del primo. Fortunatamente tutta questa energia è accompagnata da altrettanta sensibilità nei passaggi più delicati. La magia armonica di Fauré è sempre più inquietante nei momenti tranquilli e l’esecuzione è sempre di grande chiarezza e ricchezza di sfumature. Se in passato questa musica vi aveva deluso perché era troppo sommessa e priva di contrasti, allora vi raccomando di ascoltare subito questo disco: cambierete sicuramente idea.
David Hurwitz, ClassicsToday
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Questo articolo è uscito sul numero 1564 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati