La mancanza di regole comuni nell’uso dell’intelligenza artificiale (ia) tra i paesi asiatici sta mettendo in crisi le aziende tecnologiche del settore, scrive Nikkei Asia. Mentre nell’Unione europea nei prossimi mesi entrerà in vigore una legge comunitaria, i paesi asiatici hanno finora esitato a cercare regole condivise, preferendo misure adattate alle esigenze politiche nazionali. Il rischio è la creazione di un campo minato per le aziende, che potrebbero doversi misurare con decine di regolamenti diversi. La Cina è stato il paese più attivo nello stabilire linee guida su algoritmi, deep fake e contenuti usati dai software di intelligenza artificiale, mentre altri paesi si sono limitati ad approvare leggi generiche sulla tecnologia, senza riferimenti specifici all’Ia. I primi tentativi di regolamentazione sono in corso anche in Giappone, Corea del Sud e Singapore, paesi sempre cauti nell’intervenire nei settori all’avanguardia per non scoraggiare gli investimenti privati. Ma la mancanza di norme condivise potrebbe avere un altro effetto per i paesi della regione: un minor peso nel dibattito globale sull’ia. ◆
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1567 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati