A 82 anni John Cale è ancora un musicista prolifico, innovativo, che corre rischi facendo musica sempre coerente con il suo percorso. Fresco di Mercy (2023), ha già realizzato un altro lavoro pieno di sorprese ma dallo stile riconoscibile. In POPtical illusion ha scritto testi e musiche e suonato quasi tutti gli strumenti, oltre a fare il produttore insieme a Nita Scott. Il chitarrista Dustin Boyer regala suoni strani e meravigliosi mentre il missaggio di Mikaelin Bluespruce crea una tela intricata, in cui gli elementi si fondono pur restando distinti. Il risultato è puro John Cale, un autore dalla formazione classica che ha navigato nel rock dei Velvet Underground poi nel punk e nel post-punk, attraversando i generi lasciando comunque la sua firma. In questo disco c’è rabbia nei confronti di un’umanità imperfetta, ma anche disillusione e dispiacere. In Edge of reason cerca di ritrovare la speranza dopo aver perso la testa. Nonostante la ricerca e la maestria di Cale, in POPtical illusion non s’incontra mai nulla di troppo elaborato. La quiete e la bellezza di There will be no river mostrano la filosofia di un uomo che vive la sua nona decade con un’energia creativa da fare invidia ai colleghi più giovani.
Mark Kidel, The Arts Desk

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Questo articolo è uscito sul numero 1569 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati