Un romanzo con un titolo come Rogo difficilmente avrà un lieto fine. Eppure, la strada che porta al suo finale inevitabile ci fa riflettere sulla brutalità e il conservatorismo religioso nello stato indiano del Tamil Nadu al giorno d’oggi. Un po’ come succede in Romeo e Giulietta i protagonisti commettono il peccato mortale d’innamorarsi della persona sbagliata. Kumaresan ha lasciato il suo villaggio per lavorare in un negozio di bibite a Tholur. Qui conosce Saroja che vive lì vicino con il padre e il fratello. Nonostante siano entrambi molto timidi riescono a confessarsi a vicenda i loro sentimenti. C’è solo un problema: sono di caste diverse. A Tholur, che è una città più grande, il matrimonio tra caste diverse è una possibilità, ma per Kumaresan sarebbe impossibile tornare nel suo villaggio: per l’affronto potrebbe essere avvelenato o picchiato a morte dai suoi stessi parenti. Quando comunque decide di tornare con la nuova moglie riceve un’accoglienza gelida e la coppia viene gradualmente isolata dalla società del villaggio. Kumaresan capisce, anche se non ha le parole per dirlo, che quel tipo di conservatorismo religioso serve solo a favorire gli interessi egoistici di pochi. La nota più dolente del romanzo è che i due stessi protagonisti non hanno la forza di immaginare una vita diversa lontano da lì.
Jane Wallace, Asian Review of Books

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Questo articolo è uscito sul numero 1569 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati