La quarta stagione della serie The boys si apre con un evento della campagna elettorale per la Casa Bianca. La protagonista, che vuole diventare vicepresidente, è una donna con un potere speciale: riesce a far saltare in aria la testa alle persone con la sola forza del pensiero. Dietro di lei c’è il narcisista e sadico Patriota, un supereroe così popolare che anche dopo aver ucciso a sangue freddo un uomo per strada viene acclamato dai suoi sostenitori. Gli autori di The boys non hanno mai usato mezze misure e i nuovi episodi alzano il tono della satira politica e sociale che caratterizza la serie creata da Eric Kripke e basata sull’omonimo fumetto di Garth Ennis e Darick Robertson.

“Questa stagione è più intensa e più impegnata. Abbiamo una supereroina a un passo dalla Casa Bianca e affrontiamo diverse questioni politiche, ma conservando tutti gli aspetti di The boys che piacciono alla gente: umorismo, parti del corpo che esplodono, sangue”, racconta Eric Kripke durante un’intervista in collegamento video. La brutalità, l’irriverenza e la satira rendono questa storia di supereroi diversa dalle altre. Cosa mette più alla prova gli sceneggiatori di The boys? Kripke ride: “In realtà mi terrorizza quello che succede nel mondo reale. Rispetto al mio lavoro, a darmi i maggiori grattacapi sono i personaggi, il tentativo di svelarne nuovi aspetti della personalità restando fedele alla loro psicologia”. Kripke, che due giorni prima dell’uscita della nuova stagione ha annunciato su X che ce ne sarà una quinta e che sarà l’ultima, aggiunge: “Noi sceneggiatori passiamo la gran parte del tempo a parlare dei personaggi e, una volta chiarito come vogliamo presentarli, ci chiediamo: ‘Che follie possono succedere per spiegare questo cambiamento?’. Quello che mi tiene sveglio la notte non è come far esplodere un altro pene, ma capire cosa c’è dentro la testa di un protagonista in un determinato momento”.

Eric Kripke al Comic-Con di San Diego, luglio 2019 (TVLine/Penske Media/Getty)

Il versante politico della serie è particolarmente rilevante, soprattutto nell’anno delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Fin dall’inizio la serie è stata il riflesso di una società molto polarizzata. The boys immagina una realtà in cui un gruppo di supereroi, i cosiddetti Sette, lavorano per una grande azienda, la Vought international, che ne gestisce le uscite pubbliche e l’immagine. La Vought e i supereroi non sembrano essere buoni, anzi, ma le masse non l’hanno capito e continuano a venerarli. I Boys sono un piccolo e sghangherato manipolo di rivoltosi che cerca di smascherare i Sette. Il primo episodio della quarta stagione mostra Patriota sotto processo che divide la popolazione: all’uscita dal tribunale lo attendono i suoi sostenitori da una parte della barricata e, dall’altra, i detrattori. È inevitabile pensare al recente processo a Donald Trump.

Secondo Kripke questa polarizzazione è uno dei più gravi problemi della società attuale: “Cerchiamo di far capire che questa divisione tra un noi e un loro, in cui loro sono il male e devono essere annientati, in realtà esiste perché siamo manipolati da forze molto più potenti che stanno usando milioni di dollari e algoritmi supportati dall’intelligenza artificiale per metterci l’uno contro l’altro. Io sono progressista e non ho nessun problema con le persone di destra. Ma ogni giorno siamo spinti a pensare che l’altro è il nostro nemico, invece che il nostro vicino. È pericoloso, e questo succede per due ragioni. Anzitutto perché si fanno più soldi: più sei arrabbiato, più tempo passi su internet. E poi l’autoritarismo ha bisogno di farci sentire divisi, perché così smettiamo di criticarlo”.

Idee pericolose

I nuovi personaggi di questa stagione servono a portare la satira politica un po’ più in là. Due supereroine si uniscono al gruppo dei Sette. Sister Sage (interpretata dall’attrice Susan Heyward) è la persona più intelligente del mondo, ma siccome è una donna afroamericana le sue idee non sono mai prese in considerazione e il suo livello di frustrazione è estremo, una circostanza che la rende molto pericolosa.

L’altra supereroina è Firecracker (Valorie Curry), riflesso dei mezzi di comunicazione che diffondono messaggi di estrema destra e del successo dei movimenti complottisti. Kripke non nasconde il riferimento a Kristi Noem, aspirante vice di Donald Trump. “Abbiamo una candidata alla vicepresidenza che racconta di aver sparato a uno dei suoi cuccioli mentre tornava a casa. E in qualche modo sembra che questo vada bene, non importa che sia una pazza armata”, dice lo sceneggiatore. L’altra aggiunta di questa stagione consente a Kripke di ritrovare l’attore Jeffrey Dean Morgan (già al suo fianco nella longeva serie Supernatural), che interpreta il misterioso analista della Cia Joe Kessler.

Alcuni critici descrivono The boys come una delle serie più politiche in circolazione. “Sapevamo che la quarta stagione sarebbe uscita più o meno nell’anno delle elezioni negli Stati Uniti e ci sembrava appropriato che la trama includesse anche un’elezione e il processo a Patriota. Avevamo previsto molte di queste cose”. A proposito di Patriota, Kripke reagisce in modo ironico quando gli chiediamo se esistono analogie tra lo spietato personaggio interpretato da Antony Starr e Donald Trump: “Come puoi pensare che Patriota sia una versione satirica di Donald Trump? Come osi… Certo che lo è!”, ride gesticolando in modo esagerato. “È un fenomeno strano, e comunque non è solo Trump. Ci sono persone in tutto il mondo, purtroppo, che seguono questo modello. L’idea di essere una celebrità e al tempo stesso di voler essere un dittatore autoritario è qualcosa di nuovo e spaventoso”.

Le elezioni statunitensi di novembre hanno aperto le porte al ritorno del miliadario newyorchese alla Casa Bianca. Il suo precedente mandato aveva regalato spunti per programmi comici come il Saturday Night Live, ma aveva reso le cose più complicate per serie e film: il lavoro degli sceneggiatori è sempre più difficile, in un mondo in cui la realtà supera la finzione. Il ritorno di Trump potrebbe essere positivo per The boys? “Sarebbe orribile per tutti. Per The boys e per tutti. Se c’è una cosa che abbiamo sottolineato nella quarta stagione è che forse non è una buona idea avere come presidente un bambino narcisista e cattivo. Se aiuteremo anche solo un paio di persone ad arrivare a questa conclusione, sarà fantastico”.

Senza censura

Kripke assicura che sia la piattaforma che trasmette le puntate, Amazon Prime Video, sia la casa di produzione, la Sony, danno totale libertà agli sceneggiatori di The boys. “Ci autocensuriamo molto di più di quanto non ci censurino loro. Per quanto le scene possano essere scioccanti, non voglio mai che sembrino gratuite. Voglio essere in grado di spiegare agli attori, con grande serietà, perché li abbiamo messi in una situazione così assurda. La risposta non può essere ‘perché fa ridere’. Dev’essere ‘perché fa parte dell’evoluzione del tuo personaggio o è una parte del mondo che non abbiamo mai visto prima’. Altrimenti non lo facciamo”.

In una storia in cui può succedere di tutto, non sorprende che la cosa preferita di Kripke sia scrivere il personaggio di Abisso (interpretato da Chace Crawford), che è meschino in modo gratuito e in alcune scene ha rapporti sessuali con degli animali. “È così stupido che ti permette di scrivere cose un po’ più sciocche e di rilassarti di più. Gli altri personaggi sono più complessi e devi analizzare le decisioni che prendono, ma lui alla fine vuole solo scoparsi un polpo e fare festa”.

I supereroi dominano da anni il cinema e la televisione. Per Kripke, la spiegazione più semplice di questo fenomeno è che “fanno soldi”. Ma osserva anche una certa stanchezza tra gli spettatori. “I film della Marvel sono fatti davvero molto bene, li ho visti tutti. Sono grandi film, divertenti. Il pubblico ne aveva una voglia matta, e per questo sono cresciuti tanto. Ma ora penso che la gente stia cominciando a stancarsi”. E conclude: “Ed è qui che risiede la responsabilità di persone come me. Devo dare al pubblico cose che non ha mai visto prima, e che non potrebbe trovare altrove”. ◆ fr

Biografia

1974 Nasce nella città statunitense di Toledo, in Ohio.
1997 Dirige il cortometraggio Battle of the sexes.
2005 Scrive la sceneggiatura del film horror Boogeyman e crea la serie tv Supernatural, di genere paranormale e drammatico, che andrà in onda per quindici anni.
2016 Diventa sceneggiatore e produttore esecutivo della serie The boys, i cui diritti vengono acquistati da Amazon, che la trasmette sulla piattaforma Prime Video.


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Questo articolo è uscito sul numero 1571 di Internazionale, a pagina 64. Compra questo numero | Abbonati