Ricordo che stavo percorrendo la passerella pedonale verso la stazione ferroviaria di Vilnius e a un certo punto ho visto un uomo in boxer sulla banchina. Era scalzo e stava fermo davanti all’uscita del bar Peronas. Nonostante la šlapdriba (neve mista a pioggia, in lituano), sembrava non patire il freddo.

Arrivato più vicino mi sono accorto che c’era qualcosa di strano: l’uomo era alto cinque metri.

Con il bel tempo è difficile confondere questa statua con una persona vera. Di solito oltre alle mutande ha anche una vestaglia e una maglietta (quel giorno però erano in lavatrice). Nel mondo sono pochi i monumenti dedicati ai boss mafiosi. Lo scultore Donatas Jankauskas, grande fan della serie I Soprano, ha immortalato Tony Soprano, interpretato dall’attore James Gandolfini. Era il 2009, l’anno in cui Vilnius è stata capitale europea della cultura. L’opera era stata collocata per un po’ nel cortile del Museo del teatro, della musica e del cinema (per qualche strano motivo sepolta nel terreno fino alle mutande), poi è stata inviata a una mostra a Vienna prima di finire davanti al bar, di fronte a un binario della stazione.

Da un po’ di tempo in una stazione nelle vicinanze c’è una scimmia seduta su dei vecchi elettrodomestici. Questa installazione dal nome #apetit, dello scultore Martynas Gauba, gira per la città: prima si trovava nel centro commerciale Cup, il luogo giusto per ricordarci il problema del consumo irresponsabile e del riciclo degli elettrodomestici.

Il tubo arrugginito

Nella piazza davanti alla stazione si staglia un grande cerchio di pietra che incornicia uno schermo con una telecamera, che trasmette in tempo reale in collegamento dalla città polacca di Lublino per commemorare l’Unione di Lublino del 1569, quando il granducato di Lituania e il regno di Polonia si fusero nella confederazione polacco-lituana. Da tre anni le persone inquadrate nelle due città si salutano a vicenda pur essendo a cinquecento chilometri di distanza. Lo stesso progetto è stato ripetuto tra New York e Dublino nel maggio 2024, ma è stato abbandonato nel giro di una settimana. I newyorchesi avevano cominciato a mostrare agli irlandesi parti del corpo nude: chi metteva in mostra il seno e chi, voltandosi, si abbassava i pantaloni. A Dublino non sono stati da meno, rispondendo con meme sulle torri gemelle in fiamme e con video pornografici, poggiando gli smart­phone direttamente sulla telecamera del portale.

Ci sono molti monumenti strani a Vilnius. Alcuni saltano agli occhi, come il tubo arrugginito sulle rive del fiume Neris. Non è un pezzo di gasdotto o di acquedotto, ed è stato installato nel 2009. Krantinės arka (L’arco sul lungofiume) doveva essere un’installazione temporanea, ma le cose sono andate per le lunghe. L’arco nel frattempo è diventato oggetto di feroci battaglie tra chi sosteneva che era brutto e chi affermava che neanche la torre Eiffel all’inizio piaceva. Questa disputa va avanti da quindici anni. La forma del tubo rappresenta le anse del fiume.

In passato c’erano opere d’arte su molti dei ponti di Vilnius, messe lì nel 2010 per celebrare il 20° anniversario del ritorno all’indipendenza della Lituania. Al ponte Žirmūnai è appesa una sfera enorme: “La mela reale”, simbolo dei sovrani della Lituania.

Sotto il ponte Verde pendevano due anelli collegati, la “Catena”. Simboleggiavano le difficoltà che hanno subìto i lituani e la loro resilienza. Nel 2019 sono state tolte per essere restaurate. Il ponte Bianco è trafitto da un ago gigante. Si tratta dell’installazione “Raggio-Lancia”: un riferimento al santo patrono della Lituania, san Giorgio, e all’arcangelo Michele, che simboleggia la vittoria, il coraggio e l’indipendenza.

Ci sono monumenti strani anche nei cortili o incorporati nelle mura della città, e spesso sono difficili da individuare. Quante volte sono passato accanto alla chiesa ortodossa di santa Paraskeva senza notare una scultura nel cortile dedicata ad Aleksandr Sergeevič Puškin e al suo antenato Abram Hannibal, a cui il poeta dedicò il romanzo Il negro di Pietro il Grande. Ma anche da vicino non è facile capirlo, anche se il profilo del poeta è abbastanza somigliante. Nel centro della città, nella piazza della cattedrale di Vilnius, ogni tanto si vedono i passanti fermarsi a turno nello stesso posto e poi girare in cerchio. Sul marciapiede c’è una piastrella scura su cui è scritto stebuklas (miracolo). Bisogna starci sopra, girare su se stessi ed esprimere un desiderio.

Nel luogo dove ora si trova la piastrella scura si è conclusa la Catena baltica, una delle catene umane più famose della storia. Nel 1989 la Lituania faceva ancora parte dell’Unione Sovietica e i movimenti indipendentisti dei paesi baltici avevano deciso di mostrare a Mosca e al mondo intero la volontà dei loro popoli di essere liberi. Il 23 agosto 1989 due milioni di abitanti in Lituania, Lettonia ed Estonia (a quel tempo il 25 per cento della popolazione) si tennero per mano formando la catena umana continua più lunga della storia: 670 chilometri. Cominciava a Tallinn (Estonia), passava per Riga (Lettonia) e terminava a Vilnius nella piazza della cattedrale. Questo desiderio di libertà alla fine si sarebbe avverato.

Ci sono strani manufatti a Užupis: la costituzione della repubblica impressa su pannelli appesi lungo una strada e una lavatrice di pietra

L’uovo nella piazza

C’è un altro posto poco frequentato dove esprimere desideri. In via Vilniaus, prima di arrivare al viale Gediminas, su un muro si trova “la pancia della fortuna”: traduzione letterale di sekmes pilvas. È stata posta qui nel 2013 su iniziativa privata. Lo scultore si era ispirato a una vecchia leggenda della città: la storia di una famiglia povera in cui uno dei figli diventò un ricco mercante e l’altro un famoso gioielliere. Quando chiedevano alla madre come aveva fatto ad allevare dei figli così talentuosi, lei rispondeva: “Ciò che si accarezza cresce.” A un figlio accarezzava le mani ogni mattina, all’altro la pancia.

Può sfuggire una piccola targa di metallo in cui si vedono in rilievo due omini sotto un arco. È appesa accanto alla fontana in largo Moniuškos. Qualcuno ha detto che è un monumento dedicato all’Iron dome, il sistema di difesa missilistico israeliano: ci sono una cupola, razzi e stelle di David. Si tratta, in realtà, di un progetto del museo di Samuel Bak, un artista ebreo sopravvissuto all’Olocausto. Riuscì a salvarsi la vita due volte, rifugiandosi in un nascondiglio in un antico monastero benedettino. Altre tre targhe sono state poste in altrettanti luoghi significativi per l’artista.

Anche l’uovo in piazza Pylimo 43 può ingannare. Sembrerebbe un uovo pasquale, come vogliono far credere anche Google maps e alcuni siti sulla città. Ma la storia è molto più interessante e ci porterà per un po’ a Užupis, un quartiere nel centro storico di Vilnius che nel 1997 si autoproclamò repubblica indipendente.

Nel 2001 nella piazza doveva essere inaugurata una colonna con la statua di un angelo, ma non riuscirono a finirla in tempo. Fu inaugurata il giorno previsto, ma al posto dell’angelo sulla colonna misero un uovo gigante modellato in tutta fretta. Con il tempo si sarebbe schiuso e ne sarebbe uscito un angelo, annunciarono gli scultori. E infatti l’anno dopo l’uovo si è miracolosamente schiuso ma senza rompere il guscio. È stato venduto all’asta e poi acquistato da un costruttore che lo ha messo nella zona in cui stava lavorando. Il guscio dell’uovo era di un bianco immacolato. Solo pochi anni dopo, nel 2007, un’artista locale l’ha dipinto, rendendolo simile a un uovo decorato di Pasqua, gettando così le basi per una leggenda metropolitana.

Naufrago misterioso

Ci sono molti strani manufatti a Užupis: la costituzione della repubblica impressa su pannelli appesi lungo una strada, una lavatrice di pietra, biancheria intima (da donna) di ferro stesa ad asciugare. Di recente nel fiume è apparso un uomo di legno con le mani legate. Non si nota subito: sembra piuttosto un tronco incastrato tra le rocce.

Tomas Čepaitis, ministro degli esteri della piccola repubblica, ha avuto difficoltà a dire di cosa si tratti e chi l’abbia realizzato. “Un naufrago. Spesso qui cose simili appaiono da sole. Hanno cercato di rianimarlo, di curarlo con una dose di Guinness, ma non è servito”, è stato il suo laconico commento.

Dietro l’uomo galleggiante si vede una sirena seduta in una nicchia incastonata nell’argine e una panca a dondolo che pende sotto il ponte. C’è una diceria secondo cui se si va lì senza paura (di solito l’acqua arriva al massimo alle ginocchia), ci si siede e si esprime un desiderio, si può cambiare il proprio destino. Una volta, mentre alcune persone stavano esprimendo il desiderio, un signore in kayak è rimasto incastrato nella panca e sono finiti tutti in acqua.

Un po’ più a valle, di fronte al giardino dei Bernardini, in inverno è apparso un altro oggetto d’arte: delle figure scolpite su un tronco caduto. Anche in questo caso non è molto chiaro cosa sia. Ma c’è un’accademia d’arte nelle vicinanze.

In città ci sono numerosi busti dedicati a vari personaggi, ma a Užupis si è imboccata una strada diversa. Sul muro di una casa è appeso un cappotto di metallo: è in ricordo dello scultore Antoni Wiwulski, alias Antanas Vivulskis. Fu lui a creare uno dei simboli di Vilnius, la versione attuale del monumento delle Tre Croci sulla collina che sovrasta la città vecchia.

Nel dicembre 1918 Wiwulski si unì a un reparto locale di combattenti che si preparavano a respingere l’armata rossa. Era di pattuglia a Zarečie (l’attuale Užupis) e offrì il suo cappotto a un compagno perché si riscaldasse. Poco dopo l’artista si ammalò e morì di polmonite. Fu sepolto nella cripta della chiesa più grande della Lituania, la chiesa del sacro cuore di Gesù, da lui stesso progettata. La chiesa, però, non è mai stata terminata. La costruzione cominciò nel 1913, ma, a causa della guerra, fu interrotta. Riprese nel 1937, ma di nuovo il conflitto interruppe i lavori. Il governo sovietico poi trasformò la chiesa in una casa della cultura. Solo di recente hanno posto accanto a questo edificio un monumento per commemorare la cattedrale non nata: un modello del progetto così com’era stato concepito dal grande architetto e scultore.

Un altro luogo che può dare filo da torcere a Užupis, per numero di sculture insolite, è il quartiere del museo d’arte moderna, dove sono state esposte due mani giganti di un gorilla aggrappate a un’inferriata, forgiate da Donatas Jankauskas (lo stesso del monumento a Tony Soprano). Ma anche delle statue di murene che sbucano dal terreno. Sono molti i bambini che all’inizio hanno paura ad avvicinarsi. Poco distante trovate la mia statua preferita: un uomo con due secchi. In città sono molte le statue a grandezza naturale e su ognuna di loro c’è una bella storia degna di un libro. Ma questa è tutta un’altra faccenda. ◆ ab

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Questo articolo è uscito sul numero 1571 di Internazionale, a pagina 66. Compra questo numero | Abbonati