Immaculate è ambientato in un convento cupo e grigio nella campagna nei dintorni di Roma, ai giorni nostri, o comunque in un passato recente. Dopo un prologo inquietante, Cecilia (Sydney Sweeney) arriva al convento in modo quasi sbrigativo, ma alcuni dettagli saltano subito agli occhi: un prete giovane e fin troppo amichevole (Álvaro Morte), la spiccia madre superiora (Dora Romano), una novizia amichevole (la seducente Benedetta Porcaroli) e un’altra incredibilmente ostile (Giulia Heathfield Di Renzi). Tra gli elementi che destano l’attenzione però c’è anche una scena nel bagno comune dove Cecilia e altre suore giovani posano graziosamente avvolte in accappatoi semitrasparenti. Michael Mohan ha creato un pastiche di generi che combina gli spaventi dell’horror, i brividi del thriller e i piaceri perversi della nunsploitation anni settanta. Anche se Immaculate è molto più castigato di altri film di quel genere, le cose diventano più strane quando Cecilia rimane incinta. Mohan non inventa nulla ma anzi abbraccia giocosamente elementi familiari e questo è uno dei piaceri maggiori del film, insieme alla performance senza freni di Sydney Sweeney.
Manohla Dargis, The New York Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1571 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati