Majid Saeedi, Getty

Il candidato riformista Masoud Pezeshkian ( nella foto ), favorevole a una maggiore apertura verso l’occidente, ha vinto il secondo turno delle presidenziali iraniane il 5 luglio. Con sedici milioni di voti ha battuto l’ultraconservatore Said Jalili, che si è fermato a tredici milioni. La partecipazione, che al primo turno era stata del 40 per cento, la più bassa nella storia della Repubblica islamica, al secondo è salita al 49,8. Nato 69 anni fa a Mahabad, una città della provincia dell’Azerbaigian occidentale, dal 2008 Pezeshkian è deputato della città di Tabriz, nell’Iran nordoccidentale. Secondo il quotidiano Hamshahri ha ottenuto consensi soprattutto tra le minoranze delle regioni iraniane del Kurdistan, del Belucistan e nelle province sunnite. Pezeshkian è più tollerante sul piano sociale e in parlamento si è fatto notare per le sue critiche alle autorità, in particolare durante le proteste scoppiate nel settembre 2022. In un commento pubblicato sul quotidiano Etemad, il sociologo Mohammad Fazeli si augura che il nuovo presidente sarà in grado di ascoltare e rappresentare anche le voci di chi non è andato a votare e di parlare “delle sfide concrete che il suo governo si trova di fronte”.

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Questo articolo è uscito sul numero 1571 di Internazionale, a pagina 31. Compra questo numero | Abbonati