Il terzo album di Cassandra Jenkins non era previsto. Stanca dopo l’uscita di An overview on phenomenal nature, la musicista newyorchese si era promessa di compiere solo i doveri promozionali e poi pensare ad altro. Per fortuna ha cambiato idea e tre anni dopo è tornata con My light , my destroyer, destinato a entrare nelle classifiche dei migliori dischi del 2024. Senza esagerare, è un lavoro affascinante che gioca con i generi e ha un potere emotivo raro, che in certi punti ti prende alla pancia. È il tipo di album su cui restare per vari mesi dopo il primo ascolto. Sembra anche un grande passo avanti, che si allontana dal dream pop folk, sterzando anche verso un indie rock più incisivo. Nei testi si parla molto di stelle; in Aurora, IL la cantante fa addirittura riferimento a William Shatner, il capitano Kirk di Star trek che nella vita reale è andato nello spazio con Jeff Bezos. Altrove l’artista sembra cercare la motivazione: in Omakase chiede a qualcuno di “smontarmi e rimontarmi”, mentre i sintetizzatori e le chitarre costruiscono un’atmosfera avvolgente. C’è un potere calmo nella natura discreta di queste canzoni, destinate a salvarci l’anima in tempi turbolenti. My light, my destroyer è una nuova messa a fuoco dopo un periodo buio. Ed è il capolavoro di Cassandra Jenkins.
John Murphy, Music Omh

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Questo articolo è uscito sul numero 1572 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati