Dopo che le manifestazioni pacifiche degli studenti universitari contro le quote per accedere agli impieghi nel settore pubblico sono sfociate nella violenza, la situazione in Bangladesh è ancora molto tesa. Almeno 163 persone sono morte dopo che la polizia è intervenuta per impedire le proteste. Dal 18 luglio internet e la rete cellulare nel paese sono bloccate, rendendo impossibili le comunicazioni, e dal 21 luglio il governo impone il coprifuoco. La corte suprema ha ridotto la quota riservata ai familiari dei veterani della guerra d’indipendenza dal Pakistan del 1971 (dal 30 al 5 per cento), ma gli studenti vogliono giustizia per i morti e le dimissioni di chi, nel governo, ha permesso le violenze. Chiedono inoltre il rilascio dei leader delle proteste, arrestati nei giorni scorsi, scrive la Bbc. Dall’ospedale dov’è stato ricoverato in seguito alle ferite riportate negli scontri, uno di loro, Nahid Islam, dice di temere per la sua vita e per quella dei suoi compagni. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1573 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati