Il 10 settembre più di cinque milioni di giordani sono andati alle urne per le elezioni legislative, segnate dalle difficoltà economiche e dalla guerra israeliana nella Striscia di Gaza. Sono le prime elezioni dopo l’adozione di una legge nel gennaio del 2022 che ha portato il numero dei seggi in parlamento da 130 a 138, ha aumentato le quote riservate alle donne e ha abbassato l’età minima dei candidati. Secondo il Jordan Times, grazie a questi cambiamenti i partiti avranno un ruolo maggiore e saranno più competitivi. Ma in ogni caso il voto non sconvolgerà la vita politica, che continuerà a essere dominata dal re, a cui spetta la nomina del primo ministro, lo scioglimento delle camere e tutte le decisioni strategiche più importanti.
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Questo articolo è uscito sul numero 1580 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati