Da ascoltare con delle ottime cuffie: è l’avvertimento che dovrebbe essere stampato su questo cd, che propone la seconda incisione del duo pianistico GrauSchumacher di Mantra di Karlheinz Stockhausen (1928-2007). Il disco vi mette davanti alla fantastica regia sonora dell’Swr Experimentalstudio e il mondo del compositore tedesco non è mai stato tanto evidente. Questa nuova versione non ha nulla a che vedere con quella pioneristica dei fratelli Kontarsky (1971) e neanche con quella che GrauSchumacher avevano pubblicato nel 1995. Basato su una formula di tredici note, Mantra matura con il passare degli anni e oggi questi pianoforti metamorfizzati dall’elettronica trovano colori inattesi: c’è un punto galattico nel suono delle tastiere ermetiche ma luminose che si dipana alla ricerca di una rara forma di bellezza. Come in altre partiture di Stockhausen, tutto è partito da un sogno: l’esperienza dei monaci di Taizé e dei rituali buddisti. La profondità del registro esalta una musica che cerca ripetutamente il suo climax, una forma d’estasi che si apprezza solo quando l’ascolto supera l’ora di durata. Con questo album Mantra s’impone definitivamente come opera di riferimento del novecento.
Ismael G. Cabral, Scherzo
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Questo articolo è uscito sul numero 1580 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati