L’ambient jazz esisteva prima degli anni duemila, basta riascoltare In a silent way di Miles Davis o i dischi di Sun Ra. Ma il suo spettro spesso sembrava troppo ampio per essere incapsulato in un’unica cornice. Space 1.8, l’album di debutto del 2021 dell’artista caraibico-belga Nala Sinephro, presentava un diverso tipo di spazio aperto pronto per l’esplorazione, in cui i toni ambient lenivano l’angoscia claustrofobica nata dopo la pandemia. Il seguito, Endlessness, è l’inverso: è in costante movimento, insegue alti e bassi, ma torna sempre al punto d’origine. Presentato come dieci tracce distinte, ciascuna intitolata Continuum, Endless­ness è un unico lungo pezzo, con ogni capitolo costruito su un arpeggio di sintetizzatore. Sinephro e i suoi collaboratori creano un viaggio dinamico, che cambia continuamente ma collega sempre il punto da dov’è partito con quello dove sta andando. Il lussureggiante e delicato Continuum 2 cresce lentamente in un doloroso e splendido pezzo jazz orchestrale, ricoperto da una serie di archi e da un solitario e bellissimo assolo di sassofono. Continuum 5 sembra un’introduzione al groove sincopato di Continuum 6, uno dei brani più vivaci, dove i sintetizzatori diventano più densi mentre il ritmo aumenta rapidamente. Dopo essere entrato e uscito da motivi ricorrenti, il disco raggiunge un climax trionfale con Continuum 10: una cacofonia di chiusura caotica, ma gioiosa.
Jeff Terich, Treblezine

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Questo articolo è uscito sul numero 1581 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati