Questo tenero inno alla maternità e al senso di comunità racconta come l’esilio spogli la gente delle loro tradizioni e della loro identità. Nata in Ruanda nel 1956, Mukasonga ha vissuto direttamente il conflitto etnico che ha infuriato nel suo paese. Nel 1960 la sua famiglia tutsi è stata esiliata in una terra brulla al confine con il Burundi. Mukasonga rende omaggio a sua madre Stefania e a tutte le donne che nel campo profughi “ci nutrivano, ci proteggevano, ci consigliavano e ci consolavano”. L’autrice ricorda i rituali che avevano dato forma alla sua infanzia e avevano tenuto insieme la famiglia. I matrimoni, la fermentazione della birra di sorgo, il pane dato come premio e le donne che amavano fumare la pipa sono tutti dettagli che Mukasonga tratteggia con destrezza. Ma in tutto questo il pericolo della violenza hutu era sempre dietro l’angolo. La donna dai piedi nudi è un tributo a una straordinaria “madre coraggio” ma anche un ammonimento sulle devastazioni che tutte le guerre portano con sé.
Lucy Popescu, The Guardian
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Questo articolo è uscito sul numero 1582 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati