Il catalogo di Tyler, the Creator traccia un bel viaggio. Partito come una specie di troll del rap, l’enigmatico artista californiano ha trascorso la seconda metà della carriera dimostrando quanto sia sorprendentemente sensibile. È come se dicesse: “Posso prendere questa cosa sul serio e farla meglio di tutti voi”. Il suo nuovo album Chromakopia dimostra che ne è davvero capace. Se Igor è stato il suo esperimento concettuale e Call me if you get lost la reintroduzione più accessibile al suo personaggio, Chromakopia sta nel mezzo. Sulla copertina dell’album Il musicista indossa una maschera, ma passa i 53 minuti disco facendo di tutto per togliersela. Dopo l’introduzione sbruffona di St. Chroma, Tyler continua a esplorare vari angoli della sua psiche: la lussuria, la paura e le origini dei sentimenti. La presenza materna si percepisce in tutti i brani, mentre voci femminili offrono sboccate perle di saggezza. In Tomorrow la madre lo implora di darle un nipote, e in Like him è sbalordita da quanto somigli a suo padre. In Noid emerge la paranoia, mentre in Hey Jane il rapper riflette sulla paternità. L’ultimo brano, I hope you find your way home, si chiude con un appello a vivere in modo onesto. “Sono orgogliosa di te”, dice una voce femminile in lacrime. Poi, mentre la canzone svanisce, il canto di Chromakopia torna, riportando gli ascoltatori all’inizio e suggerendo che la crescita è un ciclo continuo. Tyler sta maturando a modo suo e in questo percorso farà ogni sforzo per togliersi la maschera.
Jonah Krueger, Consequence of Sound

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Questo articolo è uscito sul numero 1587 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati