In Longlegs il male è ovunque. E quello che lo rende così efficace non dipende da segreti e sorprese. L’autore Osgood Perkins (figlio di Anthony) evoca un’atmosfera di terrore così intensa che il film è praticamente a prova di spoiler. Per trovare un serial killer satanico che sembra non toccare mai le sue vittime (i suoi crimini sembrano tutti omicidi suicidi compiuti da un capo-famiglia) ma lascia sempre la sua firma, l’Fbi si affida a Lee (Maika Monroe, già apprezzata in It follows), una giovane agente che sembra avere capacità psichiche (un cliché che Perkins tratta in modo da non farlo sembrare tale). Oltre all’evidente ispirazione al Silenzio degli innocenti e all’ambientazione anni novanta, ci sono tanti modi in cui Longlegs sembra un film emerso da epoche precedenti. Eppure la regia di Perkins non è mai derivativa e riesce a far sentire la presenza di una minaccia incombente in luoghi che non avrebbero niente di minaccioso. Ottiene interpretazioni convincenti anche dai comprimari, come da Alicia Witt (la madre di Lee) e Kiernan Shipka, l’unica sopravvissuta al serial killer. E poi c’è Nicolas Cage, memorabile come ci si aspetta che sia.
Justin Chang, Npr

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Questo articolo è uscito sul numero 1587 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati