Il film che ha aperto il festival di Locarno torna su personaggi storici già molto descritti al cinema, ma con un’austerità e una sobrietà inedite. Tratto dai diari del valletto del re di Francia, Le déluge comincia subito dopo l’assalto alle Tuileries del 1792. Luigi XVI e Maria Antonietta sono confinati con la famiglia in un castello, in attesa di conoscere il loro destino. La sceneggiatura, scritta da Jodice con Filippo Gravino e divisa in tre capitoli, segue gli ultimi giorni dei reali: deposti, imprigionati, isolati, derisi, rimpiccioliti, con i loro abiti e le loro parrucche sempre più sporchi e logori, sembrano morti ben prima di arrivare alla ghigliottina. Il film non è un ritratto lusinghiero di quella nobiltà fredda e viziata, ma si tiene lontano dalla politica, interessato al disagio dei personaggi, ai conflitti intimi che sopportano in questo limbo. Si può dire che Le déluge umanizzi Luigi e Maria Antonietta, ma sicuramente non è dalla loro parte.
Guy Lodge, Variety
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Questo articolo è uscito sul numero 1590 di Internazionale, a pagina 91. Compra questo numero | Abbonati