I romanzi che parlano di precarietà rischiano di essere a loro volta precari. Troppi debutti letterari recenti pretendono di catturare cosa significhi essere giovani in quest’epoca di crisi incrociate e finiscono però per raccontare esperienze molto particolari e molto poco universali. Vicino a casa, il tesissimo e notevole debutto di Michael Magee non cade in questa trappola. Il romanzo descrive un periodo di riassestamento per Sean, un ventenne un po’ taciturno che torna a Belfast dopo l’università. Nella sua città ritrova ciò che aveva lasciato: povertà, droga, violenza insensata e trauma. Sean passa le sue giornate bevendo e sniffando, combattendo con la sua mascolinità e perdendo un lavoro dopo l’altro, sperando in chissà quale cambiamento futuro. Se tutto questo vi sembra pesante è perché lo è. Non ci sono soluzioni facili. Vicino a casa è un libro che parla di stanchezza, repressione emotiva e dei nostri modi sbagliati di amarci. La trama è semplice – un processo dopo una rissa, una storia d’amore che nasce, gli effetti indelebili delle violenze subite da piccoli – ma è appassionante per la sua incrollabile empatia psicologica. Magee sa descrivere in maniera assolutamente magistrale la tenerezza.
Keiran Goddard, The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1590 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati