Thibaut, un direttore d’orchestra di livello internazionale, in un breve lasso di tempo scopre di avere la leucemia e di essere stato adottato. Scopre anche che l’unico possibile donatore per un trapianto di midollo osseo è un fratello che non ha mai conosciuto. Gli autori del film non esitano a seppellire il protagonista sotto una montagna di problemi. Ma Emmanuel Courcol non rinuncia mai a coprire il dramma di abbondante leggerezza. E così punta al feel good movie in un’opera che si porta sulle spalle i pesi del determinismo, della fine del proletariato, della delocalizzazione e dei sogni che svaniscono. L’abolizione delle frontiere sociali passa quindi per i confini della musica, con una colonna sonora che mescola allegramente classica, jazz, musica da banda e armonie popolari. Una varietà gioiosamente orchestrata da una regia fluida, da una messa in scena semplice, che mette in risalto le qualità degli irresistibili Benjamin Lavernhe e Pierre Lottin.
Xavier Leherpeur, Le Nouvel Obs

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Questo articolo è uscito sul numero 1592 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati