Audiard ha una predilezione per gli emarginati ed è evidentemente attratto dalle storie di crimine. Gli piace anche entrare e uscire dai generi mentre gioca con le loro convenzioni, a volte sabotandole, abbracciando un’eterodossia che si estende ai personaggi. Le complicazioni in Emilia Pérez emergono in rapida successione. Dopo un’apertura molto movimentata, con un processo, un verdetto ingiusto e due numeri musicali, l’avvocata Rita (Zoe Saldana) è sequestrata e portata al cospetto di Manitas (Karla Sofía Gascón), terribile boss di un cartello messicano che con un rap staccato e stonato le chiede aiuto per cambiare sesso. I numeri di canto e danza spaziano dall’intimo all’eccessivo, sono spesso manifestazioni di pensieri interiori dei personaggi ma sono sempre integrati nell’azione. Il ritmo cresce esponenzialmente man mano che il film prende una piega consapevolmente melodrammatica. Audiard ha creato Emilia Pérez per sorprendere e confondere, Saldana e Gascón sono invece magnetiche e sincere. Ed è proprio la performance di Gascón, al centro di ogni cosa, a dare cuore e anima al film.
Manohla Dargis, The New York Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1596 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati