Parlare degli orrori della guerra è sempre una sfida per gli scrittori. Ma il mozambicano Mia Couto (pseudonimo di António Emílio Leite Couto) lo fa con maestria e sensibilità, quando racconta, inTerra sonnambula (uscito originariamente nel 1992), gli effetti crudeli della guerra civile scoppiata nel suo paese tra il 1976 e il 1992. Muidinga e il vecchio Tahir sono due rifugiati che si nascondono in un autobus bruciato e abbandonato in mezzo a una strada deserta. Vicino al veicolo trovano una valigia contenente i manoscritti del defunto Kindzu, un altro sfollato. Le disavventure di questi personaggi sono narrate attraverso la lente del realismo magico: figure mitologiche africane si mescolano a persone comuni che lottano per sopravvivere in uno scenario di violenza, fame e caos. Riparati nell’autobus mezzo distrutto, il ragazzo e il vecchio trovano conforto solo nei momenti in cui il primo legge al secondo le storie contenute nel manoscritto di Kindzu. Terra sonnambula, con la sua lingua ricca di lirismo e di neologismi, è considerato uno dei dodici migliori libri africani del ventesimo secolo.
Mariza Santana, Jornal Opção
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Questo articolo è uscito sul numero 1601 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati