I bambini sono rannicchiati sul pavimento di una casa abbandonata. Sono quattro orfani che hanno viaggiato per quasi duemila chilometri, scappati dalla loro casa nella capitale Khartoum, la città in cui è esplosa la sanguinosa guerra civile in corso in Sudan. Fuggiti dai violenti combattimenti nelle strade di Omdurman, città gemella della capitale, sono arrivati in Darfur, la grande regione del Sudan occidentale diventata sinonimo di pulizia etnica, massacri e stupri a causa del conflitto tra l’esercito regolare e le Forze di supporto rapido (Rsf), un’organizzazione paramilitare.

“Non potevamo restare a Khartoum, era troppo rischioso”, racconta Asrar, tredici anni, seduta dietro tre dei suoi fratelli, i gemelli Mustafa e Mujtaba, di nove anni, e Fatima, di sette.

Fuori dalla loro casa a Geneina, il capoluogo del Darfur Occidentale, altri due fratelli di Asrar stanno cercando di guadagnare qualcosa per comprarsi da mangiare: Haroun, ventun anni, lavora in un’officina meccanica, mentre Abdallah, quindici anni, gira a dorso d’asino per tutto il giorno vendendo acqua.

I sei fratelli sono il simbolo di un conflitto che ha devastato gran parte del terzo paese più grande dell’Africa.

Il 15 aprile è il secondo anniversario della guerra che ha generato la peggiore crisi umanitaria del mondo. E oggi tutto lascia pensare che la situazione continuerà a peggiorare. Secondo le ultime stime, cinque milioni di bambini sono stati costretti a lasciare le loro case dall’inizio dei combattimenti, mentre quasi 14 milioni di minori hanno bisogno di assistenza umanitaria.

Gli orfani di Geneina non hanno bisogno di parlare per raccontare l’orrore che hanno vissuto. Alle loro spalle, sul muro della stanza in cui dormono, sono appesi dei disegni che mostrano le battaglie feroci che hanno raso al suolo il loro quartiere a Omdurman. Si vedono carri armati, mezzi di artiglieria, droni e fuoristrada con le mitragliatrici montate sul cassone (noti come “technical”). Asrar e i suoi fratelli vivono da soli dal luglio 2024, quando la loro madre, Aisha, è morta di dissenteria nella loro casa a Omdurman.

“Non c’era nessun posto dove curarla. Si è ammalata ed è morta dopo due giorni”, racconta Asrar.

Dove nessuno vuole guardare
Nella sua storia il Sudan ha superato conflitti e colpi di stato. Ma la guerra in corso dal 2023 cambierà tutto, spiega uno scrittore della diaspora

Haroun, appena rientrato dal lavoro, aggiunge: “Dopo la sua morte eravamo distrutti”.

Il padre è scomparso prima dell’inizio della guerra: un giorno è uscito di casa e non è più tornato. I suoi figli non sono mai riusciti a contattarlo sul cellulare. A questo punto, presumono che sia morto. Rimasti soli, mentre gli scontri in città si intensificavano, hanno perso la casa e sono stati costretti a vivere in strada, tra le macerie.

Indicando i disegni sui muri, quasi tutti realizzati dai gemelli, Haroun racconta che il loro quartiere è stato bombardato ripetutamente con i droni. “I combattimenti si avvicinavano, non potevamo restare”, spiega.

Un loro fratello che vive in Libia gli ha mandato un po’ di soldi sul telefono per pagare un autista che li portasse a Geneina, la città d’origine dei loro genitori e dove viveva la loro sorella grande Israa, trent’anni.

Durante il lungo viaggio hanno incontrato tanti posti di blocco e delle città completamente deserte. Dall’inizio del conflitto il numero degli sfollati è salito a quasi 13 milioni. “Per gran parte della strada ci sembrava di attraversare città fantasma”, racconta Haroun.

I fratelli avevano pagato l’autista in anticipo, e lui a un certo punto li ha abbandonati. “Ci ha lasciati senza nulla”, spiega Haroun. “Avevamo già pagato e non avevamo più soldi. Abbiamo dovuto vendere i profumi e i vestiti di nostra madre e sopravvivere mangiando fagioli”.

Alcuni estranei hanno regalato agli orfani un po’ di denaro per raggiungere Geneina. Per settimane hanno dormito per strada.

Quando sono arrivati nella città del Darfur, a marzo, non hanno trovato la sorella. Probabilmente è fuggita in Ciad. Quando hanno raggiunto la sua casa, hanno scoperto che era crollata. Così si sono stabiliti in una casa in rovina non troppo distante, rimasta completamente vuota dopo le razzie. Oggi il loro letto è un tappeto logoro.

Anche a Geneina la vita degli orfani è piena di pericoli. In città sono stati commessi numerosi crimini di guerra, tra cui una delle peggiori atrocità di questo conflitto: una serie di attacchi indiscriminati, stupri e saccheggi contro la popolazione non araba dei malati compiuti nel 2023 dalle Rsf. Secondo alcune stime, queste violenze potrebbero aver causato quindicimila vittime.

A gennaio il dipartimento di stato degli Stati Uniti ha dichiarato formalmente che le Rsf hanno commesso un genocidio e atrocità sistematiche nel Darfur occidentale.

Per gli orfani le speranze di un futuro stabile sono scarse. Mentre sta per cominciare il terzo anno di conflitto, diciassette milioni di bambini sudanesi non hanno più la possibilità di andare a scuola.

Haroun spiega di aver abbandonato il sogno di diventare ingegnere per prendersi cura dei fratelli e delle sorelle più giovani.

“Voglio riportarli a scuola. Hanno già perso due anni e voglio che ricomincino a imparare”, spiega.

I vicini condividono con gli orfani il poco che hanno: pane, zuppa, fagioli e lenticchie. Ma la sopravvivenza quotidiana resta una sfida. “Viviamo nella speranza che questo incubo finisca”, confessa Haroun.

Da sapere
Le tappe della guerra in Sudan

15 aprile 2023 Scoppiano i combattimenti nella capitale del Sudan, Khartoum, tra l’esercito sudanese – guidato dal generale Abdel Fattah al Burhan – e i paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf), guidate dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, noto come Hemetti. Nel periodo di transizione dopo la caduta del dittatore Omar al Bashir, Al Burhan ed Hemetti avevano collaborato a un colpo di mano per non dover cedere il potere a un’autorità civile. Ma le loro rivalità si sono successivamente aggravate, facendo scoppiare una guerra.
Agosto 2023 Secondo un bilancio delle Nazioni Unite un milione di persone ha lasciato il paese per sfuggire ai combattimenti, mentre gli sfollati interni sono 3,4 milioni. Più di 20 milioni di persone soffrono di gravi livelli di insicurezza alimentare.
Dicembre 2023 Le Rsf prendono il controllo di Wad Madani, seconda città del paese e capitale dello stato di Gezira. I morti a causa della guerra sono più di diecimila.
Marzo 2024 I profughi masalit, un gruppo etnico non arabo che vive nell’ovest del paese, arrivati in Ciad denunciano la pulizia etnica compiuta dalle Rsf in Darfur.
Agosto 2024 Viene dichiarata la carestia nei campi profughi di El Fashir (Darfur Settentrionale), dove vivono circa 600mila persone.
Dicembre 2024 Un convoglio di 28 camion di aiuti raggiunge un’area assediata di Khartoum per la prima volta dall’inizio della guerra.
Gennaio 2025 Le forze armate sudanesi riconquistano la strategica Wad Madani, a sud di Khartoum. Gli Stati Uniti dichiarano formalmente che le Rsf hanno commesso un genocidio in Darfur.
Marzo 2025 Le forze armate sudanesi riconquistano il palazzo presidenziale e ottengono il controllo di Khartoum, mentre le Rsf consolidano il loro controllo sul Darfur.

Dopo due anni di guerra, il 64 per cento della popolazione sudanese (che nel 2023 era di più di 50 milioni di abitanti) dipende dall’assistenza umanitaria. Più di 13 milioni di persone hanno dovuto lasciare le loro case per sfuggire alle violenze. Sul numero delle vittime sono disponibili solo delle stime, molto variabili, che vanno da 20mila morti a 150mila morti.

(The Guardian)


Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it