Tra il 1921 e il 1924, Knud Rasmussen guidò un piccolo gruppo di esploratori in un viaggio di ricognizione della parte più settentrionale del Nordamerica. Il resoconto completo di quel viaggio su slitte trainate da cani, dalla Groenlandia alla Siberia, passato alla storia come spedizione Firth Thule, riempie dieci volumi. Questo libro è la rielaborazione e la condensazione, fatta dallo stesso Rasmussen, del suo popolare resoconto in due volumi scritto in danese, e restituisce l’essenza della sua esperienza dell’Artico e della sua gente. Furono le persone ad affascinare di più Rasmussen, originario della Groenlandia, che era diventato un figlio adottivo degli eschimesi del distretto più a nord, ancora noto con il nome dell’avamposto commerciale da lui fondato lì, Thule. Le sue prime quattro spedizioni estesero i confini del mondo conosciuto alla sola Groenlandia, ma la quinta spedizione riuscì a evidenziare l’unità del mondo eschimese dall’oceano Atlantico al mare dei Ciukci, dimostrando che tutti quei popoli condividevano la stessa lingua e la stessa cultura. A differenza di altri espoloratori che lo avevano preceduto, Rasmussen s’immerse completamente in quelle terre e in quella cultura, tanto che un anziano inuit canadese lo descrisse come “il primo uomo bianco che fosse anche eschimese”. Rasmussen era soprattutto uno scrittore e voleva condividere non solo le sue osservazioni, ma anche i suoi sentimenti.
Natural History, Book Service
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Questo articolo è uscito sul numero 1602 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati