
Non trovando lavoro nei loro paesi, fin dalla fine degli anni novanta milioni di centrasiatici sono andati in Russia, scrive The Diplomat. Questa migrazione di forza lavoro ha messo al riparo i governi non democratici dell’Asia centrale dalle richieste interne di creare impiego e fornire beni e servizi pubblici. L’emigrazione serve come una valvola di sfogo per prevenire la frustrazione sociale e politica legata alla disoccupazione, in particolare tra gli uomini e i giovani. Ha anche aiutato la Russia a far crescere la sua economia e sostenuto tutte le sue iniziative ambiziose, dalle Olimpiadi di Sochi del 2014 alle guerre all’estero. L’emigrazione di forza lavoro, poi, ha mantenuto i paesi dell’Asia centrale economicamente e politicamente dipendenti da Mosca. Oggi il pil del Kirghizistan dipende per un quarto dalle rimesse, così come un terzo del pil del Tagikistan, uno dei primi paesi della regione ad adottare una politica statale per favorire l’emigrazione nel 1998. L’Uzbekistan ha istituito un fondo per proteggere i diritti dei lavoratori all’estero. Il Turkmenistan e il Kazakistan, per ragioni diverse, sono riusciti a evitare la dipendenza dalle rimesse. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1604 di Internazionale, a pagina 33. Compra questo numero | Abbonati