Dopo che l’ex banchiere Mark Carney ha vinto in modo schiacciante la corsa per succedere a Justin Trudeau come leader del Partito liberale – e quindi come primo ministro del paese – i canadesi si chiedono quale delle due versioni vedranno alla guida del governo.
Durante la campagna elettorale Carney, un uomo istruito e pacato, ha adottato un approccio insolitamente aggressivo, che ben si adatta al suo passato di giocatore di hockey e alla battaglia su due fronti che lo aspetta. Su quello interno dovrà convincere i canadesi a votare ancora per il Partito liberale, che è stato sempre al potere nell’ultimo decennio. Nei prossimi giorni potrebbe arrivare l’annuncio di elezioni politiche anticipate, e finora i sondaggi hanno dato per favorita l’opposizione del Partito conservatore. In ambito internazionale il compito di Carney sarà altrettanto problematico: sconfiggere un avversario che non sarà candidato alle elezioni, cioè Donald Trump.
Nel discorso dopo la vittoria, Carney ha detto che considera credibile la minaccia del presidente statunitense di annettere il Canada. “Gli Stati Uniti vogliono le nostre risorse, la nostra acqua, la nostra terra, il nostro paese”, ha attaccato Carney. “Se riusciranno nel loro intento, distruggeranno il nostro stile di vita”. In quest’ottica il primo ministro ha annunciato che i dazi sulle importazioni statunitensi – per un valore complessivo di venti miliardi di dollari – resteranno in vigore “finché gli statunitensi non mostreranno un po’ di rispetto”.
È sorprendente che un uomo di 59 anni solitamente riservato si sia trovato nella posizione di fare un discorso così battagliero. Nel giugno 2024, cinque mesi prima che Trudeau annunciasse le dimissioni, un sondaggio nazionale aveva rilevato che il 93 per cento dei canadesi non sapeva chi fosse Carney. Eppure il 9 marzo l’ex banchiere ha ottenuto l’85,9 per cento dei voti per la leadership liberale. L’effetto di questo trionfo sul partito è stato altrettanto sbalorditivo. Alla fine del 2024 un sondaggio dell’Economist assegnava ai conservatori un vantaggio di 24 punti percentuale sui liberali. Ora il divario si è ridotto ad appena sette punti.
In parlamento
Eppure la maggior parte dei canadesi continua a non sapere molto di Carney, se non che ha un importante passato da banchiere. Il suo scintillante curriculum di economista – ha studiato ad Harvard e Oxford – avrebbe dovuto in teoria fargli perdere il sostegno di tanti elettori in un’epoca segnata dal populismo. Tuttavia, ora che gli Stati Uniti hanno lanciato una guerra commerciale e minacciano di annettere il Canada, molti canadesi sono rassicurati dalle capacità dimostrate da Carney alla guida della banca del Canada durante la crisi finanziaria del 2008 e successivamente della banca d’Inghilterra. “Ha trasformato in un vantaggio la sua appartenenza all’élite”, dice David Coletto della Abacus data, una società di sondaggi.
In uno sforzo di equilibrismo politico, Carney ha preso le distanze da alcune decisioni del suo impopolare predecessore, compresa la tassa sulle emissioni che in passato aveva sostenuto. Trudeau aveva vinto tre elezioni promettendo di combattere la crisi climatica e ridurre l’inquinamento. Ma dopo la pandemia, quando si sono impennati i tassi d’interesse e il costo della vita, il leader conservatore Pierre Poilievre ha avuto gioco facile nell’alimentare la rabbia della popolazione contro quelle politiche. Carney ha promesso che cancellerà subito la carbon tax.
Carney presterà giuramento come capo del governo nei prossimi giorni. Alcune persone a lui vicine ipotizzano che nominerà un esecutivo ridotto già nel corso della prossima settimana, e che deciderà se portare il nuovo governo in parlamento per il voto di fiducia (l’assemblea dovrebbe riunirsi il 24 marzo). In alternativa potrebbe sciogliere le camere e indire elezioni anticipate per la fine di aprile o l’inizio di maggio. In questo momento l’inerzia avvantaggia lui e il suo partito. Resta da capire se basterà a conquistare la vittoria e soprattutto a tenere testa a Donald Trump. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1605 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati