Lee Miller, con Kate Winslet nel ruolo della celebre fotografa, è intelligentemente incentrato su un arco temporale di dieci anni: dal 1938 e l’immediato dopoguerra. La biografia di Miller suona quasi apocrifa: nata a Pough-keepsie (New York), è stata modella per Vogue, allieva e musa di Man Ray, e fotografa di moda il cui lavoro rifletteva spesso una sensibilità surrealista. E poi ha documentato la seconda guerra mondiale per l’edizione britannica di Vogue. Sarebbe difficile per qualunque film catturare la personalità sfaccettata dell’autrice di alcune delle immagini più indelebili di quel conflitto. Winslet ha optato per uno sguardo diffidente e per una determinazione ostinata ma pratica. Il film comincia con l’espediente di una giornalista che intervista Miller nella sua fattoria, nel 1977. La regista Ellen Kuras usa le foto scattate da Miller e ricrea una serie delle sue immagini più penetranti sia come tributo sia come invito ad andare a consultare gli archivi. Alimenta il desiderio di cercare quegli scatti. A considerare la forza di chi le ha realizzate ci pensa Kate Winslet.
Lisa Kennedy, The New York Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1605 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati