Questa è la storia complicata di Skander, dieci anni, che va a vivere con la temibile madame Khadija a Courseine, nella banlieue di Parigi. Affidato fin da piccolo ai servizi sociali, è sempre stato un ragazzino curioso e appassionato di lettura. Come succede a molti bambini abbandonati a loro stessi, la strada diventa il suo regno e lo allontana sempre di più dal suo sogno d’infanzia: diventare avvocato. Bocciato a scuola, cresce nella strada, con le sue regole, i suoi piccoli traffici e la sua violenza. Questa è la trama delle Condizioni ideali, il primo romanzo di Mokhtar Amoudi. Ci sono almeno due motivi essenziali che rendono questo libro degno di nota: il suo stile – Amoudi ha una penna particolarmente felice – e il tono, questo modo leggero, spesso divertente, a tratti commovente, di parlare di cose profonde, per non dire drammatiche. Naturalmente, viene in mente La vita davanti a sé di Romain Gary ma non ha senso gravare l’autore con questi riferimenti; dobbiamo lasciare che continui in pace il suo lavoro. E tutto comincia sotto i migliori auspici.
Mohammed Aïssaoui, Le Figaro
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Questo articolo è uscito sul numero 1607 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati