Il 14 ottobre un razzo dell’azienda spaziale SpaceX è decollato da Cape Canaveral, in Florida, trasportando un sogno della Nasa da cinque miliardi di dollari: trovare segni di vita su una luna lontana. La missione – la più ambiziosa ricerca di vita al di fuori della Terra da quando la Nasa cominciò a esplorare Marte decenni fa – farà rotta verso Giove per esaminare il vasto oceano sepolto sotto la crosta di ghiaccio della sua luna Europa.
Nelle prossime settimane la sonda Clipper farà alcune manovre complesse nello spazio, come dispiegare le sue antenne radar, per prepararsi allo studio della luna. “Osserviamo con il fiato sospeso per l’emozione”, dice Kathleen Craft, planetologa dell’Applied physics laboratory della Johns Hopkins university di Laurel, in Maryland. “Tutto deve filare liscio”. Se così sarà, la sonda raggiungerà Giove nel 2030 e comincerà a orbitare intorno a Europa con decine di sorvoli a distanza ravvicinata. Passando sopra la sua superficie ghiacciata cercherà di rispondere ad alcune domande fondamentali per l’astrobiologia, per esempio se l’oceano di Europa contiene sostanze nutritive e altre fonti d’energia in grado di sostenere la vita.
Gli scienziati si sono cautelati dicendo che Clipper – che ha preso il nome dai velieri che solcavano gli oceani della Terra nell’ottocento – non cerca la vita: il suo obiettivo è stabilire se Europa possieda gli elementi necessari al suo sviluppo. Se la missione dimostrerà che la luna è abitabile, la scoperta moltiplicherà sensibilmente la probabilità di trovare forme di vita nei mondi ghiacciati di altri sistemi solari. “Lo studio di Europa è un invito a non porci limiti”, spiega Lynnae Quick Henderson, planetologa del Goddard space flight center della Nasa a Greenbelt, in Maryland.
Per secoli Europa, una delle lune più grandi di Giove, non è stata considerata un posto promettente dove cercare la vita. A metà degli anni novanta, però, la missione Galileo della Nasa si è avvicinata e ha osservato delle meraviglie geologiche. C’erano chiazze di suolo “caotico”, cioè campi di iceberg congelati ed enormi creste che sembravano cosparse di un materiale rossastro. Galileo ha anche rilevato uno strano sciabordio sotto la superficie lunare, segno della presenza di un oceano salato.
Gli scienziati vogliono che Clipper confermi la precedente scoperta e studi la massa d’acqua nascosta. “Saremo in grado di descrivere com’è fatto quell’ambiente abitabile”, dice Ingrid Daubar, una planetologa che lavora su Clipper per il Jet propulsion laboratory della Nasa a Pasadena, in California.
L’oceano di Europa, che potrebbe contenere il doppio di acqua rispetto a tutti gli oceani terrestri messi insieme, si è formato miliardi di anni fa grazie alla forza di gravità di Giove, che attraverso l’attrito produce abbastanza calore da mantenerlo liquido nonostante la temperatura di superficie non vada mai oltre i 140 °C sotto zero. La crosta di ghiaccio dovrebbe essere spessa almeno venti chilometri, e l’acqua sottostante potrebbe arrivare a una profondità compresa tra i 60 e i 150 chilometri. Clipper confermerà lo spessore di entrambe, contribuendo a spiegare le dinamiche dell’oceano, afferma Elizabeth Spiers, oceanografa della Woods hole oceanographic institution del Massachusetts.
Attraverso i pennacchi
Sui fondali marini della Terra le rocce vulcaniche possono interagire con l’acqua creando reazioni chimiche capaci di generare energia e permettere la vita di microbi, vermi e altre creature. Anche sui fondali di Europa potrebbero esserci sorgenti idrotermali.
Un altro modo in cui la vita potrebbe essere alimentata su Europa è attraverso l’energia che il satellite riceve dalle forti radiazioni di Giove. Il pianeta lo bombarda di particelle cariche abbastanza potenti da rompere i legami chimici della sua crosta ghiacciata, producendo piccole molecole di idrogeno e ossigeno.
E poi ci sono le creste di ghiaccio coperte di materiale rossastro, che potrebbe essere costituito da sali e solfati presenti sotto la superficie. “Se proviene dall’oceano, sarebbe un posto entusiasmante dove cercare” i segnali di vita, spiega Cynthia Phillips, esperta di esogeologia del Jet propulsion laboratory. Gli strumenti di Clipper analizzeranno il materiale per capire meglio la composizione dell’oceano sepolto.
Infine la sonda cercherà anche dei geyser che spruzzano liquido nello spazio attraverso le fessure della crosta di Europa. Encelado, una luna di Saturno, ha molti di questi pennacchi, che contengono idrogeno, carbonio, grani di silice e altri ingredienti favorevoli alla vita. Su Europa i ricercatori hanno intravisto i segni di fenomeni simili: se Clipper ne individuerà uno, potrebbe riuscire ad attraversarlo e analizzarne il contenuto.
Sfide tecniche
Nei più di quattro anni in cui studierà Europa, Clipper sorvolerà la luna 49 volte, avvicinandosi fino a 25 chilometri dalla superficie. Sarà in grado di scattare immagini cinque volte più dettagliate rispetto a Galileo.
Tuttavia restano molte sfide tecniche. La sonda deve innanzitutto sopravvivere alle potenti fasce di radiazione di Giove, che eviterà il più possibile seguendo un’orbita ellittica. La minaccia delle radiazioni ha scatenato il panico a maggio, quando gli ingegneri della Nasa si sono accorti che potevano danneggiare più di mille transistor elettronici già installati a bordo. La scoperta ha dato il via a un’indagine durata mesi, e ora la Nasa si dice fiduciosa che tutto andrà bene.
Clipper esplorerà Europa più o meno nello stesso periodo in cui la sonda Juice dell’Agenzia spaziale europea sarà nella stessa regione per studiare altre due delle 95 lune di Giove, Ganimede e Callisto. “Insieme le due missioni ci permetteranno di capire meglio l’intero sistema”, dice Ines Belgacem, planetologa del Centro europeo per l’astronomia spaziale di Madrid.
Al termine della missione il piano è far schiantare Clipper su Ganimede, dove dovrebbe esistere un altro oceano sepolto coperto da una crosta di ghiaccio molto più spessa di quella di Europa, che in teoria proteggerà l’acqua da eventuali contaminazioni. Così il viaggio per esplorare i “mari vasti e invitanti” di Europa, come li ha descritti la poeta laureata statunitense Ada Limón, arriverà alla sua brusca fine. ◆ sdf
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Questo articolo è uscito sul numero 1586 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati