Quando alla fine di febbraio la polizia italiana ha represso violentemente una manifestazione filopalestinese di studenti delle scuole superiori che chiedevano un cessate il fuoco a Gaza, caricandoli e picchiandone alcuni, c’è stato un coro di condanne in tutto il paese, anche da parte del presidente della repubblica Sergio Mattarella. Invece il governo di estrema destra guidato da Giorgia Meloni, una delle più importanti leader di destra d’Europa, ha subito difeso la polizia. Appena due settimane prima, durante il festival di Sanremo, alcuni esponenti del governo avevano criticato due cantanti che avevano chiesto un cessate il fuoco (uno dei due era stato più esplicito, definendo “genocidio” le azioni di Israele a Gaza).
Un tempo la destra italiana ultranazionalista e fascista era strettamente associata all’antisemitismo che, sotto Mussolini, fu parte dell’ideologia ufficiale di stato. Dopo la seconda guerra mondiale l’estrema destra, in Italia e in altri paesi, ha contribuito a ravvivare l’antisemitismo in Europa.
Negli ultimi anni, e soprattutto in seguito all’attacco di Hamas del 7 ottobre in Israele, assistiamo a una situazione molto diversa. In Francia Marine Le Pen, leader del Rassemblement national, di recente ha monopolizzato la “Marcia contro l’antisemitismo”, al punto che i mezzi d’informazione si sono concentrati più sulla presenza del suo partito di estrema destra che sul problema dell’impennata di antisemitismo dopo la reazione di Israele all’attacco di Hamas. Le Pen, che si è più volte candidata alla presidenza e che intende farlo ancora, sta usando la guerra a Gaza per moderare ulteriormente la percezione esterna del partito estremista e antisemita fondato da suo padre.
Un’altra figura importante dell’estrema destra francese, Éric Zemmour, presidente del partito Reconquête, sta approfittando in modo simile del conflitto in Medio Oriente per costruirsi una credibilità. Zemmour ha affermato che gli israeliani stanno combattendo anche per una civilizzazione che somiglia a quella francese e che quindi la battaglia contro Hamas è “cruciale per il futuro della Francia”. I politici estremisti francesi non sono i soli a promuovere queste posizioni filoisraeliane e filoebraiche. La presidente del consiglio italiana Meloni ha espresso opinioni simili. Quando ha incontrato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è presentata come una paladina della comunità ebraica italiana, anche se non tutti i componenti della sua comunità politico culturale sostengono Netanyahu. Un altro politico di destra italiano, il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, nel 2023 prometteva che se fosse diventato presidente del consiglio avrebbe spostato l’ambasciata italiana a Gerusalemme (che non è riconosciuta internazionalmente come capitale di Israele). Gran parte di questo atteggiamento ostentato a favore di Israele ha a che fare con l’immagine che questi partiti tentano di proiettare ai potenziali elettori. Sia Zemmour sia Le Pen stanno cercando una legittimità politica al livello nazionale. Questo tipo di retorica filoebraica o filoisraeliana potenzialmente può raccogliere le simpatie degli elettori conservatori e di una parte degli ebrei francesi.
Reputazione internazionale
Nelle elezioni presidenziali francesi del 2022 Zemmour aveva già conquistato più del 50 per cento delle preferenze dei cittadini francesi che votavano da Israele. Pure Le Pen sta cercando di guadagnarsi una maggiore credibilità tra l’elettorato moderato. In Italia il sostegno dato da Meloni a Israele e all’Ucraina l’ha aiutata a rafforzare la sua reputazione internazionale, mettendo in secondo piano il suo passato neofascista. Inoltre l’allineamento a favore di Israele e degli ebrei si concilia perfettamente con l’atteggiamento islamofobo dell’estrema destra europea. I musulmani sono percepiti come una minaccia alla “purezza” delle comunità cristiane europee (bianche), mentre Israele, specialmente con un governo di estrema destra, è considerato un alleato naturale. I partiti dell’estrema destra europea ammirano Israele come un tenace etno-stato che controlla efficacemente le minoranze etniche e religiose: è un avamposto occidentale nel mezzo di un Medio Oriente musulmano. Ma quanto è autentica questa svolta politica? I leader dell’estrema destra francese e italiana hanno davvero modernizzato la loro ideologia?
Gli episodi di antisemitismo in Italia hanno avuto un’impennata
Jean Marie Le Pen, che fondò l’attuale Rassemblement national, con il nome di Front national, è noto per aver definito le camere a gas usate dai nazisti un “dettaglio” della storia della seconda guerra mondiale, e non condannò mai il regime filonazista della Francia di Vichy durante il conflitto. Eppure ci sono ancora politici del Rassemblement national che non pensano si trattasse di antisemitismo.
Zemmour ha perfino affermato, dicendo il falso, che il capo del governo di Vichy, Philippe Pétain, salvò gli ebrei francesi, facendosi così bollare come antisemita dal rabbino capo francese, e ora è sotto processo per aver “contestato dei crimini contro l’umanità”. Mentre i politici dell’estrema destra francese hanno da espiare un passato più chiaramente antisemita, l’Italia ha una storia più complessa. Storicamente alcune formazioni minori della destra radicale sostengono l’Iran, Hezbollah, la Siria o la Palestina, mentre i partiti maggiori sono più filoisraeliani. Da quando è cominciata la guerra a Gaza gli episodi di antisemitismo in Italia hanno avuto un’impennata.
Meloni porta avanti l’atteggiamento pragmatico tenuto in passato dal Movimento sociale italiano (Msi) di Giorgio Almirante, il leader missino più conosciuto scriveva sulla rivista fascista antisemita La Difesa della Razza, ma nonostante questo è ancora una figura di riferimento per il partito di Meloni, che lo considera un grande politico e patriota. Dopo la guerra arabo-israeliana del 1967 l’Msi si schierò con Israele, anche a causa del contesto della guerra fredda e per paura che il comunismo si propagasse nel mondo arabo.
Ma all’interno di alcune fazioni l’antisemitismo rimaneva forte: durante la festività ebraica di Shavuot nel 1958 e nel 1962 scoppiarono degli scontri nel quartiere ebraico di Roma tra alcuni ebrei e i militanti dell’Msi che inneggiavano a Mussolini. La Voce della Comunità Israelitica di Roma, il quotidiano ebraico della capitale, condannò i fatti del 1958 e li definì un “triste e doloroso episodio di intolleranza”. Nel tempo il pregiudizio è rimasto radicato e i neofascisti hanno continuato a far circolare stereotipi antiebraici.
Gli atteggiamenti contraddittori del fascismo e del neofascismo italiano verso gli arabi e gli ebrei sono replicati oggi da CasaPound, il più attivo movimento neofascista italiano, che è filopalestinese e ha legami con Hezbollah, la milizia sciita filoiraniana che combatte in Libano. La scorsa primavera ha guidato l’associazione European solidarity front for Syria (Fronte di solidarietà europeo per la Siria) durante un incontro con un consigliere politico siriano a Damasco. D’altra parte Meloni, che cerca di apparire più moderata, sostiene Israele, ma nel 2019 ha definito il finanziere di origine ebraica George Soros un “usuraio” colpevole di finanziare l’immigrazione in Europa, mentre l’ala giovanile del suo partito rendeva omaggio a un funzionario dei guardiani della rivoluzione islamica, che fa parte dell’esercito iraniano.
L’enorme ipocrisia presente negli ambienti dell’estrema destra europea è evidente. Gli attivisti che sostengono i paesi arabi contro Israele proseguono a volte una tradizione neofascista radicale, ma sono contrari all’immigrazione musulmana e alle minoranze etniche arabe in Europa. Invece i partiti che sostengono la destra israeliana e ammirano il governo di Tel Aviv, di cui fanno parte suprematisti ebrei come Itamar Ben-Gvir, non necessariamente tagliano i ponti con i gruppi radicali antisemiti.
La cosa più preoccupante è forse che questi movimenti sembrano accettare gli ebrei solo se condividono e si adeguano a una visione del mondo etnonazionalista e ultraconservatrice. Gli ebrei “alla Soros”, che nel loro linguaggio sta a indicare gli ebrei progressisti, sono comunque accusati dei mali economici del mondo.
Le comunità ebraiche liberali, progressiste o centriste farebbero quindi meglio ad avere alleati completamente diversi sul piano nazionale e internazionale. I politici di estrema destra italiani e francesi non hanno nulla di buono da offrire agli ebrei o a chiunque altro. ◆ fdl
Questo articolo è uscito sul quotidiano israeliano Haaretz.
Andrea Mammone insegna storia contemporanea all’università Sapienza, di Roma. Si occupa di nazionalismo, razzismo, estrema destra e società europea.
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Questo articolo è uscito sul numero 1555 di Internazionale, a pagina 33. Compra questo numero | Abbonati