Quando Elias Chedid era partito per San Francisco, nel 2017, era molto contento perché avrebbe guadagnato il doppio di quanto guadagnava in Europa. “Avevo accettato un’offerta di 85mila dollari e mi era sembrata buona. In realtà era una fregatura”, spiega il giovane matematico uscito dalla Haute école de commerce di Parigi. Nel frattempo ha cambiato lavoro più volte, si è trasferito a New York e ora guadagna quasi 400mila dollari all’anno, comprese le stock options.

“In Francia non avrei mai potuto quadruplicare il mio stipendio. Qui le opportunità sono incredibili”, continua il giovane. “Quando torno a Parigi ho l’impressione di essere ricchissimo. Quando esco con gli amici sono io a pagare il conto, mi costa praticamente quanto un pranzo per due a New York”. Un’analisi condivisa dagli statunitensi che sognano il sole d’Europa, un po’ come i pensionati francesi che si trasferiscono a Marrakech, in Marocco. Lo racconta per esempio un’inchiesta della rete televisiva statunitense Cnbc su dove conviene vivere dopo la pensione. Il 21 aprile la presentava così sul suo sito: “In Francia o in Italia potete comprare una casa al prezzo di un camion”. Raccontava la storia di Tommy Sikes, un agente immobiliare statunitense: “Ho cominciato a scoprire queste proprietà incredibili in vendita per cinquantamila, 75mila, centomila dollari in piccole città e paesi”, dove, assicura, “la vita costa la metà”.

Il motivo di questo fenomeno è il grande rallentamento economico dell’Europa rispetto agli Stati Uniti. Il confronto con il 2016 è lampante: allora l’euro valeva 1,15 dollari (oggi ne vale 1,09) e nell’ultimo periodo della presidenza di Barack Obama le conseguenze della crisi finanziaria erano state superate. L’evoluzione evidenzia come la presidenza di Donald Trump prima e quella di Joe Biden poi siano state caratterizzate da un’accelerazione economica che ricorda l’età dell’oro, la gilded age, di fine ottocento, con i successi di John Davison Rockefeller, Andrew Carnegie, Thomas Edison, J.P. Morgan; o i roaring twenties, i ruggenti anni venti fatti di follia economica, isolamento e razzismo istituzionalizzato.

I dati delle aziende fanno girare la testa. Tralasciando le capitalizzazioni di borsa, che rimangono sempre un po’ astratte, basta osservare i profitti nel 2023, molto più concreti: 94 miliardi di dollari per la Apple, 72 miliardi per la Microsoft, 61 miliardi per l’Alphabet, 55 miliardi per l’ExxonMobil e la JP Morgan, 40 miliardi per la Meta e così via.

E anche gli statunitensi sono più ricchi. Secondo i dati del Fondo monetario internazionale, nel 2016 il prodotto interno lordo (pil) pro capite era di 38.350 dollari in Francia e di 58.180 dollari negli Stati Uniti, circa il 50 per cento in più. Nel 2023 le cifre sono passate rispettivamente a 47.360 e 85.370 dollari, cioè un divario dell’80 per cento. Questi dati, in base alla parità del potere di acquisto (ppp), che permette di misurare meglio il livello di vita, mostrano che il divario è cresciuto fra il 30 e il 40 per cento.

Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nel 2022 il salario medio annuo negli Stati Uniti era di 77mila dollari contro i 52.700 (a parità del potere di acquisto) in Francia. Questo parametro di confronto ha degli aspetti rassicuranti ma è incompleto. Il costo della vita più caro dimostra soprattutto un maggiore sviluppo economico: quando si tratta di comprare un iPhone, di fare benzina, di investire nell’intelligenza artificiale, di viaggiare in aereo, quello che conta sono i dollari o gli euro che si spendono.

Per prendere un taxi dall’aeroporto John F. Kennedy di New York la tariffa base, che era di 52 dollari nel 2017, è ormai di 75 dollari

Ramon de Oliveira, oggi amministratore dell’Axa, e prima della JPMorgan e dell’Alliance Bernstein, riassume così l’evoluzione degli Stati Uniti. “La ripresa è arrivata durante il secondo mandato di Obama. Trump l’ha ereditata e l’ha accelerata con la sua politica fiscale e monetaria di bassi tassi d’interesse. Biden ha continuato su questa strada e i risultati sono formidabili”, spiega de Oliveira, che vive a New York da quarant’anni. Il risultato è che secondo il Wall Street Journal dieci anni fa l’Unione europea, incluso il Regno Unito, aveva un pil equivalente al 23,5 per cento dell’economia mondiale, superiore a quello degli Stati Uniti (22,1 per cento). Nel 2024 invece le curve si sono invertite: il 26,3 per cento per gli Stati Uniti e il 20,5 per cento per l’Europa, Regno Unito compreso.

Nel 2016 Trump era stato eletto grazie all’appoggio degli stati deindustrializzati della cosiddetta rust belt (cintura della ruggine): Michigan, Wisconsin, Pennsylvania, caratterizzati da un impoverimento delle classi medie bianche. Tutto questo è scomparso, in particolare con gli enormi piani di investimento di Biden nell’energia e nei semiconduttori. “La rust belt fa ormai parte del passato. Negli Stati Uniti il processo di reindustrializzazione è in piena espansione”, osserva de Oliveira.

Ma questo sviluppo non riguarda solo il settore tecnologico. Gli Stati Uniti sono tornati competitivi anche in settori in cui erano stati distanziati: lo spazio con la SpaceX, l’automobile elettrica con la Tesla, le energie rinnovabili grazie al vento e al sole del Texas e così via. Il tutto in un contesto di energia molto abbondante: gli Stati Uniti producono più petrolio dell’Arabia Saudita e il gas ha permesso al paese di ridurre la quota di energia elettrica prodotta con il carbone, passata in vent’anni dal 50 al 20 per cento, e di vantare uno dei migliori risultati nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica.

Alle stelle

Di conseguenza il paese si arricchisce, anche se gli statunitensi non sembrano esserne riconoscenti a Biden a causa dell’inflazione. In realtà quest’ultima è riscesa al 3,5 per cento rispetto al 9,1 del giugno 2022, ma l’aumento dei prezzi accumulato negli ultimi otto anni è stato del 30 per cento! E il ricordo delle tariffe del passato alimenta la nostalgia: il prezzo di un gallone di benzina (circa 3,7 litri) è passato dai 2,15 dollari dell’aprile 2016 ai 3,7 di oggi, dopo un picco di cinque dollari nel giugno 2022; il prezzo medio di un’auto nuova ha superato i 47.300 dollari, secondo il sito di riferimento Kelley Blue Book; quello di una casa monofamiliare, che era di 246mila dollari nel 2016, si aggira ormai intorno ai 390mila dollari.

Nessuno è contento, ammette Tiffany Knighten, afroamericana di New York che si è messa a lavorare in proprio come consulente di marketing, arrivando a guadagnare circa centomila dollari all’anno. “La situazione è peggiore di dieci anni fa, perché all’epoca gli stipendi erano più bassi ma la vita costava meno”, assicura. “Anche le persone che guadagnano più di centomila dollari all’anno fanno fatica. Oggi è molto peggio”. La donna precisa però di non dover subire l’aumento degli affitti perché il suo è calmierato dalla città di New York a 2.400 dollari al mese.

I francesi sono affascinati dai risultati statunitensi. Loriane Lafont Grave, che sta finendo il suo dottorato in filosofia della letteratura a Chicago, dice: “L’università ci ha considerevolmente aumentato la borsa di studio. Nel 2018, quando sono arrivata, era di 32mila dollari all’anno, oggi ne ricevo 45mila. È incredibile. Hanno seguito il tasso d’inflazione. In Francia le cifre sono la metà”, spiega Lafont Grave, che dice di guadagnare il corrispondente di un professore associato francese e osserva quanto denaro scorre nelle università: “Il budget per organizzare un seminario all’università di Chicago è di 30mila dollari. In Francia tremila. La differenza è abissale”.

Tuttavia se lei vive così bene è anche grazie al marito, un ingegnere francese che lavora per un’azienda tecnologica a San Francisco: “Negli Stati Uniti guadagnare tra i centomila e i 400mila dollari all’anno non è un’eccezione come in Francia”, osserva Lafont Grave. Secondo la Casa Bianca il 20 per cento delle famiglie guadagna più di centomila dollari e il 2 per cento più di 400mila dollari. Per chi si trova al di sotto di questo livello Biden ha promesso di non aumentare le tasse.

Ma l’America è ricca solo per i ricchi? Meno che nei primi anni duemila, quando l’economista francese Thomas Piketty spopolava negli Stati Uniti denunciando nel suo libro Il capitale nel XXI secolo (Bompiani) la concentrazione della ricchezza, e meno di otto anni fa, quando l’economista Robert Gordon prediceva una stagnazione secolare fatta di disoccupazione, di bassa crescita e di assenza di aumenti salariali.

In cima al Rockefeller center. New York, 21 giugno 2024  (Todd Heisler, The New York Times/Contrasto)

Tutto è cambiato alla fine del mandato di Obama, nel 2016, accelerando in seguito. La piena occupazione ha costretto le aziende e il settore dei servizi ad aumentare gli stipendi – Amazon ha fissato il suo salario orario minimo a 15 dollari già nel novembre 2018 – e la crisi del covid-19 ha accelerato il fenomeno delle “grandi dimissioni”, che ha costretto il settore dei servizi a rivalutare gli stipendi. Il risultato è che dal 2015 all’inizio del 2023 i salari più bassi sono aumentati più degli altri. Nel 2016 il senatore socialista del Vermont Bernie Sanders aveva presentato la proposta, all’epoca rivoluzionaria, di aumentare il salario minimo a 15 dollari. Ormai nessuno ne parla più.

“Dopo cinquant’anni di aumento delle disuguaglianze e di stagnazione degli stipendi, nel corso degli ultimi quattro anni i lavoratori statunitensi con redditi bassi o medi hanno avuto un aumento significativo delle loro retribuzioni reali”, afferma Arindrajit Dube, economista all’università del Massachusetts ad Amherst, che elogia la politica di Biden e stima che questa “ha ridotto di quasi il 40 per cento l’aumento del divario salariale tra la classe medio-alta e quella più povera” osservato da mezzo secolo. Pur restando il paese occidentale con più disuguaglianze, il tasso di povertà è passato dal 14 per cento del 2016 al 12,4 per cento del 2022, e nel 2019 era addirittura arrivato al 10,5 per cento.

Ma indipendentemente dalla crescita o dall’inflazione, gli Stati Uniti in pieno sviluppo sono diventati inaccessibili per gli europei. Per un’azienda francese è difficile attirare un manager statunitense, che ha pretese salariali molto elevate. Di fronte all’aumento dei costi, le imprese tagliano gli effettivi all’estero e la pandemia di covid ha accelerato il fenomeno.

Viaggi impossibili

Per i turisti francesi è stato un trauma. Chi ha più di cinquant’anni può ricordare gli hot-dog a meno di un dollaro a Central park, i motel a trenta dollari nell’ovest americano e i jeans a buon mercato. Di tutto ciò all’arrivo negli Stati Uniti restano solo i vestiti e una bella doccia fredda.

Per prendere un taxi dall’aeroporto John F. Kennedy la tariffa base, che era di 52 dollari nel 2017, è ormai di 75 dollari. Ai quali bisogna aggiungere vari pedaggi per arrivare infine a 95 dollari. I musei concorrono a far aumentare il costo dei soggiorni. Il Metropolitan museum non è più gratis per i turisti, ai quali fino al 2018 era consigliato un prezzo d’ingresso di 25 dollari. Oggi costa 30 dollari. Se si aggiunge l’aumento di prezzo dei biglietti aerei, aggravato dal fallimento della compagnia low cost Norwegian nel 2020, ecco che questa esperienza diventa inavvicinabile.

Inflazione
Indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti (Fonte: U.S. Bureau of labor statistics)

Se a New York un francese vuole rimanere francese, il croissant costa 4,5 dollari, il barattolo di marmellata otto e un formaggio come l’époisse Berthaut, che incredibilmente era venduto a 13 dollari nel 2017, è passato a 29 dollari, peraltro male stagionato dopo un viaggio così lungo.

Impossibile inoltre fare affidamento sui ristoranti: bisogna aggiungere l’8,8 per cento di tasse e il 20 per cento di mancia. Difficile mangiare in un ristorante italiano in due con meno di duecento dollari, a meno che non si rinunci al vino. Secondo l’ultima classifica dell’Economist, New York è la terza città più cara del mondo dopo Zurigo e Singapore.

Ma non c’è solo New York. Nel 2023 Anne de Mondenard, storica dell’arte, aveva previsto un viaggio culturale con la famiglia nel sud degli Stati Uniti, attraverso il Texas e il New Mexico. Alla fine ha dovuto rinunciare visto l’aumento dei costi: “Avevamo viaggiato nel 2012 con i bambini grazie a uno scambio di case in California. Ma ora ci siamo resi conto che è diventato una follia”. Jean-François Rial, amministratore del gruppo Voyageurs du monde, conferma questa impressione: “Le spese totali di un viaggio negli Stati Uniti (aereo, albergo, noleggio dell’auto) sono diventate molto alte per le famiglie. Abbiamo registrato una riduzione delle domande del 10 per cento per questa destinazione”.

Il costo della vita

La vita statunitense è anche un viaggio in prezzi così alti che si fa fatica a elencarli. Nel 2017 l’asilo nido a Yorkville, a nordest di Manhattan, dalle 8.30 alle 18 costava 2.700 dollari al mese, oggi è passato a 3.345 dollari. Tutte le istituzioni private hanno rette scolastiche elevate in assenza di aiuti pubblici, compresi i licei francesi che non fanno parte del sistema scolastico pubblico: 52mila dollari all’anno a New York, 25mila dollari a Rochambeau (Wash­ington), 35mila dollari a San Francisco. Senza contare poi lo studio e le attività parascolastiche. Certo, sono preoccupazioni che riguardano un gruppo ristretto di persone, ma un anno a Harvard costa 82.866 dollari, vitto e alloggio compresi. Anche se queste cifre possono essere ridotte grazie alle numerose borse di studio. Tutto costa caro negli Stati Uniti, a cominciare dalla sanità. Il cittadino europeo resta a bocca aperta quando arriva a New York e scopre che il prezzo della visita da un pediatra, indispensabile per iscriversi a scuola, è di 360 dollari (senza contare i vaccini), mentre l’estrazione di un dente del giudizio costa 1.320 dollari.

Loriane Lafont-Grave, come la maggior parte delle persone che hanno un’assicurazione, difende il sistema statunitense, perché ci sono molte terapie disponibili. È vero che la percentuale di cittadini non assicurati oggi è del 7,7 per cento (circa venti milioni di persone), storicamente il livello più basso di sempre, meno della metà rispetto al 16 per cento del 2010, prima della riforma sanitaria di Obama. Inoltre oggi tutti i pensionati hano l’assicurazione pubblica Medicare. Secondo la Kaiser Family Foundation (Kff, specialista di studi a carattere medico), in media l’assicurazione sanitaria costa 24mila dollari per famiglia e 8.400 per una persona sola. Rispetto al 2013 l’aumento per una famiglia è stato del 47 per cento. A carico dell’assicurato resta una quota di circa 1.425 dollari: per esempio una visita medica costa al paziente 30-50 dollari.

Tuttavia i prezzi più incredibili riguardano probabilmente gli spettacoli a Las Vegas. Secondo il sito Wink, il biglietto per il Super bowl del 2024 venduto direttamente dalla National Football League costava duemila dollari, contro i 90 dollari del 1967 (prezzo attualizzato all’inflazione). Per non parlare delle vacanze sugli sci. Alla rinomata stazione sciistica di Jack­son Hole, nel Wyoming, la giornata di lezione collettiva per un bambino nell’inverno 2023 costava la bazzecola di 420 dollari. Sulla funivia uno sciatore della regione di New York raccontava di aver inizialmente previsto di andare a sciare a Chamonix (in Francia) perché i prezzi erano molto più economici, ma di aver rinunciato per la mancanza di neve. Gli europei nemmeno se ne accorgeranno. ◆ adr

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Questo articolo è uscito sul numero 1573 di Internazionale, a pagina 62. Compra questo numero | Abbonati