L’anniversario dell’elezione di un papa non è un evento che passa inosservato, soprattutto se si parla del pontificato di Jorge Mario Bergoglio, il primo papa latinoamericano. Bergoglio, che ha preso il nome di Francesco, si è insediato dopo le dimissioni di Benedetto XVI e ha subito detto di voler avviare delle riforme nell’ultima monarchia assoluta del continente europeo.
La sua dottrina ha prodotto tre encicliche: Lumen fidei, sulla fede; Laudato si’, sulla cura della casa comune; e Fratelli tutti, sulla fraternità e la concordia sociale, ennesimo esempio della tradizionale ipocrisia e della doppia morale del cattolicesimo.
Se si aggiungono cinque esortazioni, più di venti lettere e sei costituzioni apostoliche, si può dire che la sua produzione intellettuale è stata generosa. Ma si basa comunque sulla decadente ideologia clericale di documenti precedenti. In questi scritti c’è una forte dicotomia tra le dichiarazioni pubbliche del papa e quello che succede nell’istituzione da lui guidata. Pensiamo alla situazione della comunità gay, maggioranza all’interno del clero, e a quella delle donne.
Sotto la guida di Francesco la struttura e l’organizzazione della chiesa cattolica sono state riformate, in primo luogo attraverso la costituzione apostolica Praedicate evangelium, che si occupa della curia romana e del suo servizio alla chiesa nel mondo. Questo testo conferma il modello monarchico-sacerdotale, gerarchico, discriminatorio e anticristiano, lo stesso con cui il cattolicesimo ha tradito il cristianesimo originario, orizzontale e ugualitario.
Sono stati riformati anche alcuni aspetti economici e finanziari. Uno dei più grandi stati capitalisti e miliardari del pianeta, dotato perfino di una banca centrale, proprietario di un grande patrimonio mobiliare e immobiliare, con asset finanziari, azioni, investimenti in borse e mercati, erede di un passato vergognoso, ha dovuto sforzarsi di essere un po’ più trasparente: un ossimoro per la chiesa cattolica.
La piaga degli abusi sessuali nel clero si è ammantata di una parvenza di trasparenza. Con l’obiettivo di dare una risposta alle vittime, ai sopravvissuti e all’opinione pubblica, sono stati scritti documenti, protocolli e vademecum per blindare l’istituzione. In questi testi non si parla mai di diritti umani.
Passando al rapporto con il mondo, Francesco ha continuato la tradizione dei viaggi apostolici, un esempio di politica internazionale in cui la religione è usata per difendere gli interessi economici e politici della chiesa. Lo strumento dei viaggi apostolici è legato anche al clericalismo, sostenuto da Francesco per mantenere una presenza in quei paesi laici che rifiutano la tradizione invasiva e totalitaria della chiesa, e per influenzare direttamente la politica interna di quelli in cui le istituzioni sono più deboli, come l’Argentina.
Merita un discorso a parte l’analisi del rapporto del papa con i leader politici argentini. In questo caso il clericalismo emerge in tutta la sua forza. Quando era cardinale di Buenos Aires ha avuto contrasti con Néstor Kirchner, presidente dal 2003 al 2007, che considerava Bergoglio “il capo dell’opposizione”. Francesco ha avuto un rapporto ambiguo con gli altri capi di stato, sempre con l’obiettivo di ostacolare progetti di legge laici, provvedimenti di governo o sentenze giudiziarie.
A dieci anni dall’elezione del papa argentino, le ombre sono più delle luci. Ci sono stati pochi progressi in termini di diritti per i cattolici all’interno dell’istituzione. Non ci sono stati cambiamenti nel modello istituzionale monarchico-sacerdotale, nella dottrina morale repressiva, nell’antropologia negativa e nella liturgia banale e ripetitiva.
Il cattolicesimo rimane la stessa religione triste e pessimista di sempre, in cui le persone sono prese di mira da una classe dirigente clericale sempre più obsoleta. Nel frattempo, nella sfera pubblica, continua la nefasta tendenza a usare lo stato per ottenere fondi o per influenzare le sue politiche sociali.
Forse in quanto “figlio della chiesa”, come dice il papa, sarà esentato dalla prova testimoniale, nel senso che il cattolicesimo, anche con Francesco, non ha nulla di cristiano da dire. ◆ fr
Carlos Lombardi è uno studioso argentino di diritto canonico e avvocato delle vittime di abusi sessuali nella chiesa cattolica.
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Questo articolo è uscito sul numero 1503 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati