Qualsiasi cosa Israele faccia da questo momento in poi non ha senso. Come nella guerra del Kippur del 1973, la sconfitta è arrivata subito. Il resto è storia. L’esercito e lo Shin bet, i servizi di sicurezza interni, con tutti i loro mezzi, i droni, le intercettazioni, l’intelligence, lo sfruttamento degli informatori, l’intelligenza artificiale e i geni dell’unità d’élite 8200: nessuno aveva idea di cosa stava per accadere. L’operazione di Hamas è stata un evento cruciale per Israele. Il senso di sicurezza è crollato. Il nemico ha portato la guerra in territorio israeliano senza incontrare ostacoli. L’esercito è nudo. Per non parlare della polizia, incapace anche di fermare i ladri d’auto. E soprattutto c’è la crescente consapevolezza che lo stato in Israele non c’è, che non è il caso di dirsi “se mi succede qualcosa, arriverà qualcuno”. È successo qualcosa e non è arrivato nessuno. Le persone sono rimaste intrappolate nelle loro case per ore, di fronte a terroristi in jeep, e nessuno è venuto.
La società israeliana non sarà più quella che era prima del 7 ottobre. Proprio come la guerra del Kippur, anche questo attacco ha cambiato Israele. Come accadde allora con il governo di Golda Meir, quello attuale ha fallito sotto i nostri occhi, troppo impegnato a cavalcare l’euforia e la convinzione che l’inazione sia meglio dell’azione. Per quattordici anni Benjamin Netanyahu ha rimandato ogni decisione. Per quattordici anni c’è stata un’assuefazione alla menzogna dello status quo, ai combattimenti continui, all’ingannevole idea che i nemici fossero scoraggiati. E, grazie a quattordici anni di Netanyahu, un po’ alla volta sono cresciute le mutazioni che mettono in pericolo la nostra esistenza qui.
Punto di svolta
I nove mesi precedenti sono stati solo l’anteprima. Milizie armate di coloni che agiscono in Cisgiordania con il sostegno del governo; lo stato di diritto indebolito; elementi fascisti all’interno del governo; un fallimentare ministro della sicurezza nazionale; parlamentari che glorificano gli assassini; un insieme di ministri del Likud sprovveduti, senza alcuna esperienza professionale rilevante; una pubblica amministrazione allo sfascio, servizi sociali inesistenti. Mancano agenti di polizia e vigili del fuoco. Gli avvertimenti sono stati ignorati. E questo è il prezzo.
Israele è a un punto di svolta. In uno scenario ottimistico, abbandoneremo questo branco di leader falliti preferendo persone valide e di talento, capaci di rimettere in moto il paese. Il governo si occuperà di sanità, welfare, sicurezza e istruzione per il bene dei cittadini. La ministra dell’informazione Galit Distal-Atbaryan tornerà a fare film per l’emittente pubblica israeliana. Il fronte progressista che si è unito negli ultimi nove mesi combatterà per il paese.
Nello scenario pessimistico, le fazioni fasciste del governo approfitteranno della crisi per individuare i nemici e i traditori responsabili del disastro: chi ha fatto sì che non reagissimo, chi ci ha fatto diventare più deboli. Cercheranno di cacciarli, di reprimerli, di mandare la guardia nazionale a cercarli.
I regimi fascisti hanno sempre approfittato delle crisi sociali e di sicurezza per marchiare i traditori. Siamo in guerra per la nostra casa, con Hamas fuori e i fascisti dentro. Per loro la crisi è un’opportunità. Non possiamo permetterci di chiudere gli occhi. ◆ dl
◆Hamas (in arabo “zelo” o “coraggio”, da Hms, sigla del Movimento islamico di resistenza) è un’organizzazione politica e paramilitare palestinese fondata da Ahmed Yassin nel 1987, durante la prima intifada. Nel 2006 ha vinto le elezioni parlamentari e l’anno successivo ha preso con la forza il controllo della Striscia di Gaza, sottraendolo all’Autorità nazionale palestinese. Israele ha risposto con il blocco della Striscia, limitando i movimenti di merci e persone e mettendo in ginocchio l’economia locale. Oggi i leader dell’organizzazione sono Yehia Sinwar e Ismail Haniyeh, che hanno avvicinato il gruppo all’Iran e ai suoi alleati, incluso il movimento libanese Hezbollah. Le Brigate al Qassam sono la sua ala militare. I suoi obiettivi sono la liberazione dei territori palestinesi dalla presenza ebraica e la distruzione di Israele. I militanti hanno compiuto molti attacchi suicidi, e dall’inizio degli anni duemila hanno lanciato dalla Striscia di Gaza migliaia di razzi contro Israele, con cui negli ultimi quindici anni Hamas è stata impegnata in quattro conflitti armati: nel 2008, nel 2012, nel 2014 e nel 2021. È considerata un’organizzazione terroristica da Stati Uniti, Unione europea e altri paesi occidentali. Al Jazeera
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Questo articolo è uscito sul numero 1533 di Internazionale, a pagina 20. Compra questo numero | Abbonati