Immaginate di arrivare in albergo dopo un lungo viaggio e di essere accolti dal vostro assistente personale del sonno. La direzione vi offre un menù dei cuscini e vi invita a una sessione di meditazione per dormire, in programma qualche ora dopo. Disfate le valigie in una stanza con un letto gestito dall’intelligenza artificiale, tende oscuranti, mascherine da notte e coperte ponderate antistress.

Di solito le vacanze sono dedicate ad attività di vario genere o a visitare città e musei, ma il “turismo del sonno” ha uno scopo diverso: dormire bene.

Questa moda supera i confini del turismo del benessere, un’industria che nel mondo vale circa 800 miliardi di dollari. Si moltiplicano ovunque lussuosi resort del sonno e suite speciali dedicate ai turisti alla ricerca di un meritato riposo. Ma davvero abbiamo bisogno di andare via di casa per dormire bene?

La diffusione di questo tipo di vacanza potrebbe essere un segnale di quanto ormai sia difficile dormire bene. In Australia più di un terzo degli adulti non riesce a raggiungere le 7-9 ore di sonno raccomandate dagli esperti. Il costo di questa carenza è stimato in 28 miliardi di dollari all’anno.

Un sonno insufficiente è legato a problemi di salute a lungo termine come disturbi mentali, cardiaci e metabolici, oltre che ai decessi prematuri in generale.

Molti dei servizi offerti dal turismo del sonno puntano a migliorare la cosiddetta igiene del sonno ottimizzando la camera da letto, che dovrebbe essere un ambiente comodo e sicuro per potersi rilassare, con un materasso e un cuscino adeguati. Seguire i precetti dell’igiene del sonno migliora la quantità e la qualità del riposo. Quando soggiorniamo per svago in un albergo di solito siamo lontani da fattori di stress come la pressione del lavoro e la responsabilità di occuparci di altre persone. Inoltre non dovrebbero esserci elementi di disturbo come i lavori in strada, gli animali domestici e i bambini insonni. A prescindere dai servizi offerti dall’albergo, dunque, è probabile che gli ospiti dormano meglio del solito.

Una vacanza non basta

In un breve periodo si può recuperare l’arretrato. Può succedere, per esempio, che dopo una notte insonne in cui il nostro cervello accumula il bisogno di dormire (sleep pressure), sia più facile dormire meglio la notte successiva.

Ma questo non è sufficiente a neutralizzare gli effetti della carenza di sonno. Dormire bene ogni notte è importante perché permette al corpo di recuperare le energie e al cervello di processare gli eventi della giornata. Trascorrere una vacanza per “fare il pieno di sonno” può farci sentire più riposati al momento, però non sostituisce dormite sane e regolari a casa. Anche i vantaggi del turismo del sonno si esauriscono nel tempo.

Il nostro corpo inoltre non ama la variabilità. L’esempio più comune è il “jet lag sociale” che si verifica quando durante la settimana ci alziamo presto per andare al lavoro o a scuola, mentre nel weekend si va a letto tardi e ci si sveglia tardi la mattina. Questa differenza può rendere difficile ricominciare la settimana lavorativa. Il turismo del sonno può seguire una dinamica simile: dormire bene in vacanza è importante, ma lo è anche ottimizzare le condizioni per farlo a casa.

Ecco quindi cinque buone abitudini per cominciare:

1. Evitare luci artificiali troppo forti la sera (lampade, telefoni e computer).

2. Rendere il letto più confortevole possibile, con lenzuola e cuscini freschi e un materasso adatto.

3. Usare tende oscuranti e mantenere fresca la temperatura della stanza.

4. Creare una routine serale rilassante: fare una doccia calda, leggere un libro o sorseggiare uno sleepy girl mocktail (un drink a base di succo di ciliegia e magnesio che spopola su TikTok).

5. La perseveranza è la chiave di una buona routine del sonno. Bisognerebbe andare a dormire e svegliarsi sempre
alla stessa ora, anche nel fine settimana.◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1570 di Internazionale, a pagina 99. Compra questo numero | Abbonati