Torna disponibile in italiano, dopo un’edizione Costa & Nolan del 2009, uno dei libri più seducenti che possiate leggere, e che non si limita all’esperienza della musica ambient: s’intitola Oceano di suono e l’ha scritto il musicista e saggista David Toop. Uscì in originale nel 1995, e torna grazie alla lungimiranza della casa editrice Add, che gli regala non solo una sontuosa veste grafica in cui pixel, frequenze sonore e orizzonti si corrompono a vicenda, ma anche la traduzione fluente di Michele Piumini (che ringrazio per aver usato la parola “scentrato” per indicare lo slittamento dai propri centri gravitazionali, che contiene una maggiore dose di follia).
2/1 da Music for airports, Brian Eno, 1978
Mutuando l’idea di Brian Eno che l’ambient poteva essere un “bello spazio per pensare”, Toop ricostruisce la vita di un raccoglitore d’impressioni sonore, frammenti e visioni legati a un genere musicale dai confini per sua natura invadenti, perché non è narrativo e si libera in una stanza come un profumo o un’impressione. Fa bene Toop a cominciare la sua escursione nell’ambient citando anche Flaubert oltre a Debussy e Huysmans, dato che Flaubert era orientato alla trama per convenzione, ma dotato di capacità sinestetiche e digressioni che ne fanno forse il primo scrittore “elettronico” della storia. Leggere Toop è un’esperienza strana, perché dà la stessa sensazione ipnotica e quasi da carta moschicida degli artisti di cui parla, ed è raro riprodurre con la scrittura lo stesso librarsi di emozioni che possono stratificarsi in un brano di musica cosmica, in cui avviene una perpetua guerra dei sogni. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1502 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati