“L’attesa di un cambio di scena mi annoia”: e infatti Lauryyn non stravolge l’impianto di un pezzo nu soul o rnb, ma lo asseconda con una naturalezza che le viene facile.
Questo verso tratto dal singolo Cambio di scena è un esempio della scrittura schietta e intellegibile dell’autrice, anche se avvolta da ritmi che fanno di tutto per risucchiare le parole e renderle solo movimento, come avviene nel genere di cui è un’efficace interprete.
Nata in Puglia, reduce dal conservatorio di Lecce, Lauryyn esce con un ep intitolato Intro, fatto da sei brani creati insieme a Filippo Bubbico, polistrumentista che proviene dalle stesse zone e ha fondato la Sun Village Records (oltre a pubblicare un disco che si chiama appunto Sun village).
Per essere un ep d’esordio, ha lineamenti abbastanza definiti, e se fosse uscito nel Regno Unito in un periodo di rinascimento di questi suoni perennemente dolci, storditi e in qualche modo “insoddisfatti” – più o meno dieci anni fa il panorama radiofonico inglese era sommerso da voci femminili che proponevano un rnb codificato ma accessibile simile a quello di Lauryyn – si sarebbe difeso benissimo.
Forse accostarla a quell’orizzonte è ingiusto, ma è un modo per chiedersi che strada prenderanno le sue canzoni: brani come Stanotte lasciano intuire un talento per la rarefazione e una costruzione intima che può dare risultati notevoli, ma nell’ep ci sono anche spunti verso la direzione di un pop più riconoscibile e pronto a essere compresso in soluzioni massificate. Ovunque sceglierà di andare, Lauryyn andrà bene. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1519 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati