Ho 29 anni, sto da cinque con una ragazza e per lei sono tornata a vivere in Italia. In realtà entrambe potremmo trovare lavoro all’estero, in paesi dove le coppie omosessuali hanno lo stesso riconoscimento giuridico delle altre. Ha senso restare qui? Tu da genitore sei felice di essere tornato?–Alice
Quando sono andato via dall’Italia, nel 2010, ero in coppia con il mio ex compagno e le nostre figlie avevano due anni e mezzo. Abbiamo abitato in diversi paesi europei e la sensazione di essere riconosciuti legalmente come una famiglia era inebriante. Nel frattempo l’Italia ha introdotto le unioni civili, ma il confronto con i diritti che ci erano riconosciuti nel resto d’Europa rimaneva impietoso e non avevamo intenzione di rientrare.
Poi però le cose tra noi sono cambiate e abbiamo deciso di separarci. A quel punto in me è venuta un’irrefrenabile voglia di tornare a casa. La scelta che ci siamo trovati davanti era questa: da un lato restare in un paese dove eravamo discriminati molto meno; dall’altro, in un passaggio di vita doloroso e delicato, poter vivere vicino alla nostra rete di sicurezza affettiva. In quel momento avevamo più bisogno di quel calore umano che dei diritti, e alla fine tornare in Italia ci ha resi più felici.
Ma la bilancia tra fermarsi in Italia ed emigrare in un paese più aperto sui diritti civili cambia a seconda del momento della vita. Se in questa fase non c’è nulla di particolare che tenga te e la tua ragazza in Italia, ha molto senso che andiate a vivere dove le persone lgbt sono più rispettate. E poi in futuro si vedrà.
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Questo articolo è uscito sul numero 1500 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati