Abbiamo cresciuto nostro figlio leggendogli fiabe ogni sera ed esponendolo a quella che riteniamo la migliore letteratura italiana e straniera per l’infanzia, primo tra tutti Gianni Rodari. Oggi, che ha 12 anni, lui non sfiora un libro che non sia per la scuola e non c’è verso di farlo appassionare alla lettura. C’è ancora qualche speranza? –Piergiorgio
“Come ex insegnante di inglese”, scrive la columnist del Washington Post Meghan Leahy, “quando sento un bambino dire ‘odio leggere’ la prima cosa a cui penso è ‘qualcosa nella lettura mi riesce difficile’. Che sia qualcosa di diagnosticabile oppure no, spesso con i bambini che ‘odiano’ leggere c’è qualcosa di più di una semplice preferenza. Sotto ci potrebbero essere delle difficoltà non immediatamente evidenti, per esempio un deficit dell’attenzione, una forma di dislessia o problemi di vista. E quando affrontano problemi invisibili, i bambini tendono a mollare e a dedicarsi a qualcosa che gli viene più facile. Prima di giungere alla conclusione che un bambino non vuole leggere, è bene informarsi con gli insegnanti sulle sue capacità di lettura”. Il consiglio di Leahy è molto saggio. Ma dopo aver parlato con maestre o professori, se tutto sembra in regola, forse potete provare a cambiare prospettiva: “Io non spingerei troppo un bambino alla lettura”, conclude Leahy. “Tutti abbiamo il diritto alle nostre preferenze, inclusi i nostri figli. Se il problema è semplicemente che vorremmo che leggessero di più, forse è il caso di smettere di cercare di cambiarli e lavorare per cambiare le nostre aspettative nei loro confronti”.
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Questo articolo è uscito sul numero 1601 di Internazionale, a pagina 12. Compra questo numero | Abbonati