Confronti

Kiev può usare in territorio russo le armi avute dall’occidente?

Per difendersi in modo efficace l’Ucraina deve poter usare le armi ricevute da Stati Uniti ed Europa anche contro i bersagli militari in Russia

Sì, il diritto internazionale lo consente, è utile dal punto di vista militare e abbiamo il dovere di essere solidali con l’Ucraina. E il presidente russo Vladimir Putin sta bluffando. Dal punto di vista del diritto internazionale non ci sono dubbi: l’Ucraina è sotto attacco e ha tutto il diritto di difendersi, anche colpendo obiettivi militari legittimi sul territorio del suo aggressore, la Russia. Per farlo oggi dispone dei missili statunitensi Atacms, dei missili da crociera britannici Storm-Shadow e degli Scalp-Eg francesi, tutti con una gittata compresa tra i 250 e i 300 chilometri. Inizialmente l’idea di Kiev era di usare queste armi contro le basi aeree in territorio russo da cui decollano i cacciabombardieri, che sganciano razzi e bombe plananti ancora prima di raggiungere il confine, devastando le città ucraine.

Mosca ha spostato molte basi militari lontano dalla frontiera ucraina. Ormai solo una su dieci è alla portata dei missili Atacms. Tra centri di comando dell’esercito e depositi di armi e carburante, gli obiettivi da colpire comunque non mancano. E infatti da mesi i caccia ucraini sganciano sulla Russia missili Storm-Shadow. Ma mentre i britannici e i francesi sarebbero disposti a dare il via libera ad attacchi contro obiettivi collocati più in profondità nel territorio russo, gli statunitensi esitano.

Addestramento di civili a Charkiv, Ucraina, il 13 settembre 2024 (Sergey Bobok, Afp/Getty)

Washington prende molto sul serio la minaccia del leader russo Vladimir Putin di ricorrere all’atomica e teme un’escalation. Eppure, un rapido sguardo alla storia delle “linee rosse” in questo conflitto dimostra che Putin sta bluffando. Con le armi pesanti fornite all’Ucraina, gli attacchi alla Crimea (annessa alla Russia nel 2014 in violazione del diritto internazionale) e infine con l’ingresso delle truppe ucraine nella regione russa di Kursk, l’occidente ha sempre temuto di oltrepassare la linea rossa che avrebbe portato allo scontro diretto con Mosca. Ma nonostante i proclami Putin non ha mai dato seguito alle sue minacce. Al contrario, sembra costantemente impegnato ad aggiornare la lettura degli eventi.

Nella regione di Kursk, per esempio, la “minaccia esistenziale” si è trasformata in una “situazione difficile”. Nico Lange, esperto della Conferenza di Monaco sulla sicurezza, ne deduce che le linee rosse di cui si parla tanto in realtà non sono affatto tali. E poi, dall’uso delle armi nucleari Mosca avrebbe poco o niente da guadagnare e molto da perdere, a cominciare dal sostegno cinese.

I continui tentennamenti dell’occidente sono costati tempo e vite umane all’Ucraina. I razzi Atacms e i missili Storm Shadow/Scalp-Eg magari non cambieranno radicalmente il corso della guerra, ma almeno permetteranno a Kiev di difendere meglio le sue città dagli attacchi russi, in modo da limitare il numero delle vittime. Un motivo sufficiente per usarli. ◆ sk

Stefan Mahlke è un giornalista e storico tedesco, responsabile dell’ Atlas der Globalisierung (Atlante della globalizzazione) pubblicato in tedesco da Le Monde Diplomatique.

Lasciare mano libera all’Ucraina aumenta il rischio di un’escalation e di un conflitto tra la Russia e la Nato

No, il rischio dell’escalation è incalcolabile. Il buonsenso, con la sua basilare concezione della giustizia, ci suggerisce che l’aggredito ha tutto il diritto di attaccare l’aggressore sul suo territorio. È stabilito anche dal diritto internazionale: secondo l’articolo 51 della carta delle Nazioni Unite, un paese aggredito può difendersi nel rispetto del diritto di guerra. Questo significa che può attaccare il territorio di uno stato straniero, purché non prenda di mira obiettivi civili.

Tuttavia Washington e Londra non dovrebbero consentire a Kiev di usare i missili occidentali per attaccare in profondità nel territorio russo e distruggere aeroporti militari, piattaforme di lancio e raffinerie.

Un soldato ucraino appena liberato dai russi, Ucraina, 13 settembre 2024 (Anatolii Stepanov, Afp/Getty)

In termini politici, infatti, la questione è più ambigua. Sul piatto della bilancia va messo da un lato il necessario sostegno all’Ucraina e dall’altro il pericolo di un conflitto tra la Russia e la Nato. Attaccare in profondità la Russia in effetti potrebbe complicare le cose per il presidente Vladimir Putin. Ma missili da crociera come gli Storm Shadow costano cari e l’esperienza insegna che Mosca è capacissima di adattarsi al mutare delle situazioni. Lo storico militare statunitense Stephen Biddle ricorda che i lanciarazzi Himars hanno perso efficacia dopo i primi successi, proprio perché le forze russe hanno preso le contromisure giuste. Gli attacchi in profondità nel territorio russo non saranno il fattore in grado di spostare la dinamica della guerra a favore dell’Ucraina.

Questo conflitto difficilmente si concluderà con una vittoria ucraina. L’economia di guerra russa è stabile e Putin ha armi e soldati a sufficienza ancora per molti anni. La guerra finirà al tavolo dei negoziati, con una pace fredda e fragile: è un boccone amaro da mandar giù, ma è un’ipotesi realistica.

Una cosa è evidente: la logica dell’escalation è una caratteristica della guerra. A maggio gli Stati Uniti hanno autorizzato l’uso di armi statunitensi in territorio russo, ma solo nelle vicinanze del confine nella zona di Charkiv, per prevenire attacchi russi su obiettivi civili ucraini. Poi, però, l’esercito ucraino, con tanto di armi occidentali, è avanzato in territorio russo nella regione di Kursk. E ora si parla di usare queste armi per colpire obiettivi vicini a Mosca. Quello che ieri era a stento immaginabile, oggi è realtà. Questa logica, che il ministro della difesa tedesco Boris Pistorius chiama “adattamento strategico”, è tipica della dinamica bellica. Ma fino a che punto ci si può spingere?

Non sappiamo quanto vada preso seriamente Putin quando dice di voler rispondere attaccando l’occidente. Tutto sembra indicare che si tratti di minacce a vuoto e che, in fin dei conti, Putin segua una politica di potenza piuttosto razionale. Ma non possiamo esserne certi. E se le armi occidentali colpiranno sempre più spesso obiettivi nelle vicinanze di Mosca, al Cremlino il rischio di un corto circuito aumenta. Valutando pro e contro, sembra più ragionevole mettere un freno all’uso delle armi occidentali. ◆ sk

Stefan Reinecke è un giornalista tedesco. Segue i lavori parlamentari a Berlino per la Tageszeitung.

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1582 - 27 settembre 2024
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