Cultura Suoni
Dawn fm
The Weeknd (universal)

Il nuovo disco della popstar canadese The Weeknd arriva sulla scia di After hours del 2020, un lavoro che fondeva il suo amore per il cinema con ritmi elettronici alla Giorgio Moroder. Ora il cantante si sta addentrando nell’oscuro mondo synthpop degli anni ottanta, quello di Depeche Mode e Duran Duran, aiutato da produttori nordici come Max Martin, Oscar Holter e gli Swedish House Mafia, oltre che da Daniel Lopatin. A fare da voce narrante c’è Jim Carrey: “Sei stato nell’oscurità per troppo tempo, è ora di camminare verso la luce”, recita l’attore nel primo brano. In alcuni pezzi, come in How do I make you love me?, The Weeknd riflette sulla fama, mentre in I heard you’re married rivive una relazione complicata. Il cantante ha sempre intrecciato i suoi dischi con riferimenti culturali, e stavolta sembra molto interessato al 1987, visto che nel brano Less than zero cita Meno di zero di Bret Easton Ellis e in Gasoline evoca i R.E.M.. In Sacrifice invece campiona addirittura Thriller di Michael Jackson. Dawn fm ha abbastanza colpi di scena per tenere l’ascoltatore sulle spine.

Roisin O’Connor,
Independent

Antidawn ep

Hyperdub

La leggenda di Untrue, il secondo album di Burial del 2007, è cresciuta negli anni, aiutata dall’elusività del producer britannico e dal fatto che non ha mai pubblicato un terzo disco. Invece ha fatto uscire una serie di singoli ed ep, molti dei quali sono stati raccolti nell’eccellente Tunes 2011–2019. Ora Burial ha deciso di dare il via al 2022 con un nuovo ep pubblicato dalla Hyperdub che in realtà dura 43 minuti, come un disco. In Antidawn, che comincia con il suono di una donna che si schiarisce la voce, è scomparsa definitivamente la forma canzone. Nell’inziale Strange neighbourhood ci sono suoni di vento e insetti. Il pezzo sembra partire ma poi si risolve in lunghi echi e silenzi. Ha un effetto disorientante, un po’ come il resto di Antidawn, quasi che Burial stesse passando in rassegna diversi frammenti di musica appena composta. A tratti sembra di riconoscere qualcosa: sono quasi sicuro che Shadow paradise prenda la sua intro da Lover, you should’ve come over di Jeff Buckley. Non ho mai ascoltato niente che suonasse così, a parte Burial.

Tom Kingsley,
Clash

Covers
Cat Power (domino)

Charlyn Marshall, vero nome di Cat Power, ha sempre avuto un rapporto interessante con la religione: è scettica ma indulgente riguardo a tutto ciò che è trascendentale. Ed è per questo che l’inizio di Covers con Bad religion di Frank Ocean risulta appropriato. Per tutto l’album adatta i testi al suo ritmo e ai suoi sentimenti, con l’eccezione di Hate, una sua canzone che reintitola Unhate per eliminare il pop intrinseco dell’originale. Diventano tutti pezzi folk e grezzi, proprio come lei. Probabilmente sono nel suo dna da anni e li canta con il cuore e con il tono rauco della sua voce. La maggior parte dei brani non sono famosi; ci sono classici perduti del country come It wasn’t God who made honky tonk angels di Kitty Wells, dove Cat Power preferisce uno stile fermo e per niente country mentre canta: “È una vergogna che tutta la colpa sia delle donne”. I pezzi che compongono Covers sono tutti bellissimi e acustici, proprio quello che ci aspettiamo da Cat Power. I suoi fan adoreranno questa raccolta, che apre una finestra nell’anima dell’artista. Il filo conduttore potrebbe essere “canzoni che avrei voluto scrivere”. Infatti, a pensarci bene, ognuno di questi brani potrebbe essere uscito dalla penna della cantante di Atlanta, emancipata e disperata.

Greg Walker,
Northern Transmissions

Liszt: Freudvoll und leidvoll. 20 lieder

Questi lieder di Liszt erano molto attesi dagli ammiratori di Jonas Kaufmann. Purtroppo, vista la prevedibile usura vocale di un cantante sempre impegnatissimo sulle scene, sono arrivati troppo tardi. Il pianista è Helmut Deutsch, grande conoscitore di Liszt, con il quale il tenore ha preparato un programma molto raffinato. Però basta ascoltare i Tre sonetti del Petrarca, che avrebbero dovuto essere il vertice di questo recital, e metterli a confronto con delle registrazioni più vecchie di Kaufmann (come un recital a Bad Urach del 2000, disponibile su You­Tube) per dispiacersi che non li abbia registrati prima: oggi l’interpretazione è straordinariamente sensibile, ma il timbro è logoro. Per fortuna i lieder che non pongono problemi di tessitura sono dei gioielli. L’accompagnamento di Deutsch è superlativo, e giustifica la scoperta di questo album.

Olivier Brunel,
Classica

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1443 - 14 gennaio 2022
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