Cultura Suoni
Classic objects
Jenny Hval (Jenny Berger Myhre)

Per molti artisti l’autoconsapevolezza è un nemico, una barriera contro l’ispirazione. Ma la prolifica artista norvegese Jenny Hval, cantante, compositrice, poeta e scrittrice, la considera una compagna gradita. Le sue canzoni s’interrogano e si decostruiscono continuamente, sia dal punto di vista dei testi sia da quello della musica. Si destreggiano tra ricordi, fantasie, analisi sociopolitiche e riflessioni filosofiche con la stessa facilità con cui vagano dentro e fuori dalle strutture del pop, maneggiando bordoni minimalisti e suoni ambient. E canta con una voce squillante che non è affatto ingenua come sembra. C’è sempre una sovrastruttura intellettuale. Classic objects è il sesto album in studio di Hval e presenta la cantante nella sua forma più accessibile, con melodie allegre e suoni acustici ed elettronici. Registrato in solitudine durante la quarantena, il disco le ha fatto venir voglia “di scrivere storie semplici”. Come negli altri lavori di Hval, alla fine i brani non sono per niente semplici, ma giocano con il surrealismo. In alcuni pezzi, come Year of sky, la cantante si sforza di percepire sia il minuscolo regno degli insetti sia l’universo in espansione. Sono tutti alla sua portata.

Jon Pareles,
The New York Times

Zhigeist

Un rapper bravo come Elzhi di solito preferisce lavorare con un produttore simile a lui. Per il suo ultimo progetto, Zhigeist, ha scelto la musicista e cantante californiana Georgia Anne Muldrow. Sulla carta può sembrare una strana combinazione, ma la stessa Muldrow è capace di mescolare elementi di rnb, jazz, funk e rap per creare epopee soul e brani strumentali. Lei ed Elzhi sono spiriti affini. In Zhigeist il duo non si spinge troppo lontano dalla sua zona di comfort, ma è perché entrambi hanno dimostrato di funzionare in qualsiasi contesto. Zhigeist dà la sensazione di una jam session interstellare. Elzhi e Muldrow l’hanno definito “una lettera d’amore alle persone colorate”. Anche quando i testi non si riferiscono direttamente alla blackness, quell’amore traspare dalla loro creatività. Zhigeist non è un vero e proprio concept album, ma è spinto da un senso di avventura che sembra afrofuturistico ed è nato dalla stessa polvere di stelle dei romanzi di Octavia E. Butler e del fumetto Rappin’ Max Robot. Elzhi e Muldrow si sono trasformati in due astronomi e usano la musica nera per riconfigurare il cosmo.
Dylan Green,
Pitchfork

Things are great
Band of Horses (bmg)

La transizione da gruppo folk rock di Seattle a eroi alt-pop della South Carolina riflette tutta l’ambizione dei Band of Horses. Questa dote è presente sicuramente nel loro sesto album, che segna un ritorno alle origini dopo il mediocre Why are you ok del 2016. Things are great rappresenta il raggiungimento di una maturità che dialoga con i lavori precedenti, mentre per quanto riguarda i testi esplora un decennio d’insoddisfazione, analizzando relazioni familiari, sentimentali e professionali. Alla fine è l’album più intimo del gruppo, reso rilevante dalla sincerità e dall’intensità. Che i momenti di gloria siano passati oppure no, Ben Brid­well e i suoi compagni sono riusciti a costruirsi uno spazio tranquillo in cui custodire la loro eredità.
Austin Saalman,
Under The Radar

Hartmann: Koliadky, Symphonie-poème n. 4; Concierto andaluz; Un fête en Ukraine

Thomas de Hartmann (1885-1956) è famoso soprattutto per i pezzi che ha trascritto e orchestrato insieme all’eccentrico mistico Georges Gurdjieff, ma era anche un ottimo compositore. I quattro pezzi di questo cd della Toccata Classics sono una prima assoluta, e sono parte della registrazione di tutte le sue opere per varie etichette. Koliadky è una suite di nove canti di Natale immaginari, deliziosi per la loro purezza e semplicità. La Symphonie-poème n. 4 è il frammento che ci resta di una sinfonia rimasta incompiuta, spavaldo e pieno di colori. Il Concierto andaluz è un breve concerto per flauto scritto per Jean-Pierre Rampal nel 1949. E la lunga suite Une fête en Ukraine è tratta da un balletto quasi neo­classico che comincia come musica barocca, poi decolla verso suoni più moderni. La splendida orchestra di Leo­poli ha già registrato altri tre dischi della serie, prima che pochi giorni fa il suo direttore Theodore Kuchar dovesse scappare dalla città ucraina per sfuggire all’invasione della Russia. Preghiamo per il loro futuro.
David Hurwitz,
ClassicsToday

Altro da questo numero
1452 - 18 marzo 2022

Articolo precedente

Cultura Suoni
Vittima e carnefice

Articolo successivo

Pop
Tornare a scuola è difficile
Abbonati a Internazionale per leggere l’articolo.
Gli abbonati hanno accesso a tutti gli articoli, i video e i reportage pubblicati sul sito.
Black Friday Promo