Cultura Suoni
Honestly, nevermind
Drake (Ovo Sound)

Honestly, nevermind è un album house e questo tradizionalmente non è un genere con il quale i rapper si dilettano. Ma ci sono dei precedenti. Il mixtape di Drake del 2017 More life aveva una spolverata di brani dance come Passionfruit. Kanye West aveva campionato il classico house degli anni novanta Deep inside degli Hardrive nel suo brano del 2016 Fade mentre, se si torna alla fine degli anni ottanta, si trovano brani house dei Jungle Brothers e di Queen Latifah. Ma sono casi isolati. Eppure ecco Drake, con un album quasi interamente basato su ritmi dance e in cui le canzoni si susseguono come se facessero parte del mix di un dj. Il genere di riferimento principale di Honestly, nevermind è la deep house vecchia scuola. I pezzi non sono male: Falling back sembra uscita da un nastro vecchio di dieci anni, mentre la melodia di pianoforte di A keeper è meravigliosamente malinconica. Nonostante la svolta musicale c’è il solito problema dei dischi di Drake: Honestly, nevermind è passivo-aggressivo fin dal titolo. E i testi sono pieni di delusione stizzita e di “come ti permetti” rivolti alle ex. Si evoca ancora un mondo adolescenziale in cui è sempre colpa degli altri. Viene spontaneo chiedere al rapper: so che il tuo pubblico ti adora, ma non ti stai annoiando a recitare questa parte? La sensazione che lo stile house rappresenti un diversivo piuttosto che una nuova direzione invece è sottolineata dai pezzi finali, come Jimmy Crooks, dove si torna alla trap. C’è qualcosa di ammirevole nel desiderio di Drake di andare oltre la musica che il pubblico si aspetta, ma sarebbe bello se cercasse di cambiare anche il suo carattere.
A. Petridis, The Guardian

Supernova
Nova Twins (Arthur René Walwin)

Lo spirito del punk è ancora vivo nel Regno Unito. Oltre agli Idles e ai Bob Vylan, anche le londinesi Nova Twins, nonostante siano molto legate al nu metal dei primi anni duemila, si distinguono per la rabbia con cui rimescolano gli stereotipi del rock. La loro musica è dura e i testi ricordano le spacconate di Kanye West e Little Simz. Supernova è oscuro e stratificato, ogni canzone ti convince a entrare nel mondo della band. Amy Love, cantante e chitarrista, adotta diversi stili vocali a metà tra Missy Elliott e Santigold. I suoi riff, insieme a quelli della bassista Georgia South, sono senza pietà, mentre la batteria è il cuore pulsante del lavoro. L’album si apre con Power (intro), nella quale i sintetizzatori conducono direttamente dentro un’astronave mentre si ripetono versi come “Supernova possiede il tuo potere, Supernova, tu sei il potere”. A questo punto è ovvio come il concetto di potere sia centrale nelle successive dieci tracce. Considerando la desolazione nel panorama dei gruppi fondati sulle chitarre, almeno nel mainstream, questo duo offre qualcosa di diverso e segna un passo in avanti nel suo percorso artistico.
Andrew Belt, Gigwise

The forgotten: musiche di Mozart, Chopin, Liszt, Griffes

Dopo un ottimo disco con le quattro sonate per piano di Carl Vine, Xiaoya Liu ci offre un modello di tecnica, sensibilità e personalità in questo album intitolato The forgotten. La fantasia K 475 di Mozart è perfetta nella sua unione di eleganza e dramma. Il giovanile rondo op. 1 di Chopin diventa molto più ricco del solito. Poi ci sono tre pezzi di ­Liszt: ho raramente sentito una Bagatelle sans tonalité così leggera e scintillante, come la Valse oubliée n. 1, e anche la lirica Romance oubliée è ben riuscita. Per concludere, ecco la solida sonata di Charles Tomlinson Griffes (1884-1920). È un mistero perché questa composizione del 1918 sia ancora trascurata, visto che ha tutte le caratteristiche per essere considerata una delle grandi sonate statunitensi insieme a quelle di Ives, Barber, Carter e Copland. Ed è interessante come il tumultuoso finale faccia venire in mente quello della settima sonata di Prokofev, composta quasi un quarto di secolo dopo. Liu dimostra sempre uno splendido controllo delle dinamiche e dell’arco narrativo. The forgotten è un disco che vale la pena di scoprire.
Jed Distler, ClassicsToday

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1466 - 24 giugno 2022
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