La sera del 19 giugno Gustavo Petro, appena eletto presidente della Colombia, ha detto che l’opposizione sarà sempre benvenuta alla Casa de Nariño, il palazzo presidenziale. È una dichiarazione importante, fatta dal primo leader di sinistra scelto per guidare il paese in due secoli di storia repubblicana. Petro imbocca così la strada della riconciliazione politica, dopo una campagna elettorale definita “sporca” da alcuni analisti e che ha lasciato delle ferite profonde.

Petro ha teso la mano al suo avversario Rodolfo Hernández, un ingegnere populista di 77 anni, e ai suoi dieci milioni di elettori. È un atteggiamento coerente con l’obiettivo di arrivare a quello che lui chiama un “ampio accordo nazionale” con “il massimo dei consensi”, per sostenere tutte le famiglie colombiane.

“Se diventerò presidente e il popolo mi darà la maggioranza dei voti, convocherò Hernández e tutte le altre forze politiche per raggiungere un accordo nazionale con cui cambiare davvero il paese e ottenere giustizia sociale e pace”, aveva detto Petro alcune ore prima del ballottaggio. Il 19 giugno, dopo la vittoria, ha ripetuto il messaggio.

La prima volta che Petro aveva presentato la sua proposta era a un tavolo con persone molto diverse tra loro. “Qui sono riuniti uomini e donne di ogni tipo: liberisti, conservatori, militanti di sinistra, rappresentanti della società civile, lavoratori, militari, artisti, minoranze etniche, magistrati”, aveva detto in quell’occasione. Era ancora in campagna elettorale: dopo il secondo turno delle elezioni ha ribadito in modo formale la proposta di dialogare con l’opposizione. Ha parlato di Hernández, ma anche dell’ex presidente Álvaro Uribe e di Federico Gutiérrez, il candidato della destra escluso dal ballottaggio. Per Petro è importante ascoltare il loro punto di vista.

Il presidente uscente Iván Duque (destra) è stato uno dei primi a chiamarlo per congratularsi della vittoria. “Abbiamo deciso d’incontrarci nei prossimi giorni per avviare una transizione serena, istituzionale e trasparente”, ha detto Duque.

La democrazia è questa. È un bene per la Colombia che ci sia un passaggio di poteri tranquillo e che il nuovo presidente ascolti chi ha posizioni politiche diverse dalle sue. Petro è stato eletto con più del 50 per cento dei voti e governerà fino al 2026. Anche se è stato votato da più di 11,2 milioni di persone, i numeri indicano che la metà del paese non lo sostiene.

Petro ha teso la mano al suo avversario Rodolfo Hernández e ai suoi dieci milioni di elettori. L’obiettivo è arrivare a un ampio accordo nazionale

Prima del 19 giugno Petro è sempre stato all’opposizione. E ora vuole offrire delle garanzie ai suoi avversari. “Il cambiamento non serve a vendicarci o ad aumentare gli odi e le divisioni che segnano la società colombiana”, ha detto davanti ai suoi sostenitori a Bogotá.

Dichiarazioni incoraggianti

“I nostri genitori ci hanno insegnato cosa significa l’odio in Colombia. Il cambiamento consiste nel lasciarci l’odio e le divisioni alle spalle. Queste elezioni hanno portato alla luce due paesi, vicini in termini di voti. Noi vogliamo una sola Colombia, e per costruirla abbiamo bisogno di amore, intesa, dialogo e comprensione reciproca”, ha detto Petro dopo la vittoria.

La storia personale del presidente eletto sintetizza bene i problemi della politica colombiana. Petro imbracciò le armi quando aveva 18 anni per entrare nel gruppo guerrigliero M-19, convinto che in quel momento fosse impossibile fare opposizione per vie legali. Poi capì che la lotta armata era uno sbaglio e partecipò agli accordi di pace. Si parla di eventi che risalgono a più di trent’anni fa. Da allora Petro ha mantenuto la parola e ha sempre rispettato la costituzione, firmata nel 1991 dopo la smobilitazione del movimento M-19, di cui faceva parte.

La scrittura del testo costituzionale fu una delle maggiori dimostrazioni di unità del paese. Il conservatore Álvaro Gómez Hurtado, del Movimento di salvezza nazionale, il liberale Horacio Serpa Uribe, del Partito liberale, e l’ex guerrigliero Antonio Navarro Wolff, dell’Alleanza democratica M-19 (un movimento politico nato dalla smobilitazione del gruppo guerrigliero), guidarono la discussione fino a trovare l’accordo finale.

Dopo l’entrata in vigore della costituzione, però, la guerriglia delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) lanciò un’offensiva in tutto il paese. La reazione dei gruppi paramilitari di destra fu violenta e indiscriminata. Nel 2002 fu eletto presidente Álvaro Uribe (destra), che cercò di schiacciare i guerriglieri sul campo. Anni dopo, il 26 settembre 2016, il presidente Juan Manuel Santos firmò un accordo di pace con le Farc, respinto dai colombiani in un referendum. In quell’occasione Petro, favorevole all’intesa, fu uno degli sconfitti.

Da sapere
L’opportunità di cambiare

◆ Il 19 giugno 2022 Gustavo Petro, leader della coalizione di sinistra Pacto histórico, è stato eletto al secondo turno presidente della Colombia con il 50,4 per cento dei voti. Il candidato populista Rodolfo Hernández, che si è presentato come indipendente con un programma incentrato sulla lotta alla corruzione, si è fermato al 47,3 per cento. Per la prima volta nella storia del paese alla vicepresidenza ci sarà una donna afrodiscendente: Francia Márquez, quarant’anni, originaria del dipartimento di Cauca, femminista e attivista per l’ambiente e per la difesa dei diritti umani. Come ha scritto la giornalista María Jimena Duzán sul País, “questo non sarebbe stato possibile senza la firma degli accordi di pace nel 2016. A poco a poco la Colombia sta diventando un paese normale. Petro ha l’opportunità di unire i colombiani e disattivare gli odi che per decenni ci hanno impedito di perdonare. Speriamo che non la sprechi”. Afp


Da allora la Colombia è divisa in due schieramenti e la contrapposizione occupa gran parte del dibattito pubblico. Anche per questo il risultato di Hernández è stato una sorpresa: in campagna elettorale ha ripetuto spesso che il clima di scontro stava danneggiando il paese. Dopo il primo turno, ha annunciato che il movimento politico vicino all’ex presidente Uribe era “morto” e che ora “avrebbe seppellito anche il petrismo”, cioè i sostenitori di Petro. Hernández non ci è riuscito, ma è anche vero che tutti i candidati che avevano partecipato al primo turno (a eccezione del centrista Sergio Fajardo, che non ha indicato nessuna preferenza) hanno poi dichiarato che avrebbero votato per Hernández al ballottaggio. Federico Gutiérrez, Enrique Gómez e John Milton Rodríguez si sono schierati con l’ex sindaco di Bucaramanga. Lo stesso hanno fatto i partiti tradizionali e famiglie importanti come la Char. Quindi la vittoria di Petro ha mostrato in modo evidente la distanza tra i due schieramenti politici. Dalle analisi si nota che Petro al primo turno ha perso in quasi tutti i comuni che nel 2016 avevano votato contro gli accordi di pace con le Farc. Lì ha vinto Hernández.

Ecco perché le aspettative nei confronti dei primi passi di Petro come presidente erano enormi. Alcune dichiarazioni degli avversari sono state incoraggianti. “Per difendere la democrazia bisogna rispettare i risultati. Petro è presidente. Ci deve guidare un solo interesse: la Colombia”, ha detto Uribe.

I giovani e le donne

L’atteggiamento di Petro è stato conciliatore. “Il grande accordo nazionale deve puntare a costruire la pace, a dare opportunità alla società colombiana. A far sì che una persona come me possa diventare presidente o Francia Márquez vicepresidente. Pace è smettere di ucciderci. Dal 7 agosto in Colombia comincerà un periodo di pace. Vogliamo che le armi smettano di sparare, che non siano più usate, anche al di fuori dello stato. Non dobbiamo ucciderci, ma amarci”, ha detto.

Petro, che ha 62 anni ed è in politica da quando era ragazzo, ha chiesto di lavorare per i più giovani e le donne. “L’accordo nazionale riguarda i diritti fondamentali che non possono più essere carta straccia ma devono far parte della vita quotidiana di tutti”, ha detto davanti alla folla che lo sosteneva. L’obiettivo, afferma, è rafforzare la pace. “L’opposizione, chiunque la guidi, sarà sempre benvenuta a dialogare sui problemi del paese”.

Alfonso Prada, consigliere del presidente Petro, usa l’aggettivo “meravigliosa” per definire la possibilità che le parti politiche collaborino per il bene della collettività. Finora Petro ha avuto il consenso di persone che la pensano come lui. Da oggi in avanti dovrà trovare un’intesa anche con gli avversari del passato.

Dai risultati di quest’impresa la storia giudicherà il prossimo governo della Colombia. ◆ fr

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Questo articolo è uscito sul numero 1466 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati