Il primo film “coreano” dell’umanista giapponese Hirokazu Kore’eda è un’altra storia commovente e ironica su dei surrogati di famiglie. Non è all’altezza di Un affare di famiglia (Palma d’oro a Cannes nel 2018) ma è comunque un bel film, con una grande interpretazione di Song Kang-ho, sul fenomeno delle cosiddette baby box, luoghi in cui, in Corea del Sud, genitori in difficoltà possono abbandonare i loro figli. Due truffatori “rubano” un bambino e lo inseriscono nella loro rete di adozioni illegali rivolta a famiglie ricche, messa su usando una lavanderia come copertura. È tutto abbastanza improbabile, ma Kore’eda sa farsi perdonare con calore e intelligenza, portandoci in giro nel furgone della lavanderia in cui i bambini viaggiano da una possibile famiglia all’altra. Il cliché dei criminali dal cuore d’oro è tonificato da una scrittura nitida e quando il film si avvicina pericolosamente allo stucchevole ci pensa Kore’eda a tenerlo nel limite della dolcezza. Phil de Semlyen, TimeOut
Corea del Sud 2022, 129’. In sala
Stati Uniti 2022, 125’. In sala
C’è differenza tra palude e acquitrino, almeno a sentire l’introduzione dell’adattamento del best seller di Delia Owens. Una differenza che forse sa cogliere solo qualcuno come Kya (Daisy Edgar-Jones, carismatica ma alla fine un po’ fuori parte), una ragazza solitaria, naturalista dilettante, che vive in mezzo a una palude. La cinepresa spende una smodata quantità di tempo a vagare nel muschio spagnolo, tessendo insieme le varie linee temporali di cui è composta la storia. Scopriamo che Kya è stata abbandonata, che è stata accusata dell’omicidio di un ragazzo del luogo solo in base a dei pregiudizi, infine perché preferisce i crostacei d’acqua dolce agli esseri umani. Anche se ha qualcosa di romantico e visivamente attraente, alla fine La ragazza della palude risulta ovvio nelle sue scelte. Wendy Ide, The Observer
Italia 2022, 94’. In sala
In Amanda, esordio alla regia dell’attrice Carolina Cavalli, un’eccentrica ragazza cerca disperatamente di farsi degli amici. Amanda, 24 anni, è testarda, brusca al limite della maleducazione, ma anche spiritosa e in qualche modo affascinante. Tornata in Italia da Parigi, non ha amici e prova un certo imbarazzo nel tentativo di farsene qualcuno. Tutto cambia quando ritrova un’amica d’infanzia, agorafobica, che vive praticamente reclusa. In Amanda c’è una scombinata qualità, aderente alla protagonista, che fa venir voglia di conoscere i personaggi più di quanto il film stesso ci permette. Anna Smith, Deadline
Norvegia 2021, 103’. In sala
Un po’ “ragazza perduta”, la giovane Rakel trascina i suoi sogni da disegnatrice da una festa all’altra, collezionando, con moderazione, sbornie e amanti occasionali. Poi si ritrova incinta di sei mesi, così inadatta a un ruolo materno al punto di non essersi neanche accorta della gravidanza. Con il tono complice di una commedia ricca di sfumature, Yngvild Sve Flikke affronta i pregiudizi sull’irresponsabilità dei giovani e il tabù della donna che non ha istinto materno. Attraverso le imperfezioni di Rakel, offre uno sguardo nuovo e utile all’identità femminile: affermarsi al di là dei preconcetti, vivere la maternità a modo proprio. Frédéric Strauss, Télérama
Stati Uniti 2022, 111’. In sala
Quattro anni dopo gli avvenimenti raccontati in Halloween kills (2021), Laurie Strode (Jamie Lee Curtis) vive con la nipote Allyson (Andi Matichak) e sta finendo di scrivere la sua autobiografia. Di Mike Myers si sono perse le tracce. La trilogia cominciata da David Gordon Green nel 2018 ha avuto alti e bassi, ma è indiscutibilmente riuscita a ridare vita a Mike Myers. Oltre all’arroganza di pretendere di mettere fine alla saga più di quarant’anni dopo il primo film di John Carpenter, è una scelta quantomeno curiosa quella di relegare il cattivo in un ruolo secondario. E in una storia prevedibile e schematica se ne sente la mancanza. Théo Ribeton, Les Inrockuptibles
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