Cultura Schermi
Glass onion – Knives out
Daniel Craig, Edward Norton
Stati Uniti 2022, 139’. In sala
Tori e Lokita (dr)

Glass onion non è un pasto completo, più un vassoio di stuzzichini in forma di film, una burla allegra che si tiene insieme anche se sbanda verso la fine. Nel piacevole seguito di Cena con delitto –Knives out, ritroviamo Daniel Craig nei panni del criminologo Benoit Blanc, stavolta invitato sull’isola di un miliardario eccentrico (Edward Norton) che vuole inscenare il suo omicidio e farlo risolvere alla sua cerchia di amici. Questa è la premessa, anche se nel film ci sono così tanti colpi di scena che alla fine è difficile ricordarsela. I piaceri di Glass onion non vanno molto sotto la superficie, che però è deliziosamente luccicante.
Stephanie Zacharek, Time

Bones and all
Taylor Russell, Timothée Chalamet
Italia / Stati Uniti 2022, 130’. In sala

Bones and all è un horror macabro, una storia d’amore giovane e proibito e una parabola per quel pensiero segreto, terribile ed euforico, che entra in testa a tutti gli adolescenti: io sono diverso. Taylor Russell interpreta Maren, una ragazza timida e intelligente, che, abbandonata dal padre, si mette in cerca della madre nel Midwest degli anni ottanta. Maren è una cannibale e lungo la strada incontra altri come lei, tra cui il bellissimo e spiantato Lee di cui s’innamora. C’è qualcosa di bizzarramente innocente nel cannibalismo di Maren e Lee, e Luca Guadagnino ci persuade che i due sono vittime del fato, un po’ come i protagonisti della Rabbia giovane di Terrence Malick. La compulsione a mangiare carne umana raccontata in Bones and all è un cannibalismo molto diverso da quello cinico e mondano del dottor Lecter. E non è neanche una semplice metafora per la ribellione, l’emarginazione e la dissidenza (maliziosamente creata a beneficio di giovani vegani). Perché riguarda anche la povertà, i senzatetto, la spietatezza della sopravvivenza e la vergogna segreta per un tipo speciale di fame che non ti abbandona mai. Bones and all è un film eccessivo e originale, cattivo, spaventoso e sorprendente nel suo deformato idealismo romantico.
Peter Bradshaw, The Guardian

Tori e Lokita
Joely Mbundu, Pablo Schils
Francia 2022, 80’. In sala

Il nuovo film dei Dardenne riprende una formula già sperimentata dai fratelli belgi: bambini, caparbietà, una missione da compiere, realtà minacciose. Arrivati in Belgio dopo aver attraversato il Mediterraneo, Tori e Lokita si presentano come fratello e sorella. Ma le autorità mettono in dubbio questo legame dal primo momento e Lokita deve fornire un racconto coerente di come lei e il suo fratellino hanno intrapreso il lungo viaggio. La storia di Lokita fa acqua da tutte le parti e questo rende praticamente inaccettabile la sua richiesta di asilo. Invece Tori, accusato di stregoneria nel suo paese di origine, viene messo in regola. Di fronte ai due ragazzi i Dardenne hanno schierato un esercito di nemici, molti dei quali emarginati, come loro. E partendo da questo pessimismo seguono la loro storia senza dare false speranze. Ma la cosa migliore è la capacità dei registi di rendere materiale il legame segreto che unisce i loro protagonisti e che loro non riveleranno mai.
Laura Tuillier, Libération

The wonder
Florence Pugh, Kíla Lord Cassidy
Irlanda / Regno Unito / Stati Uniti 2022, 108’. Netflix
The wonder (dr)

Siamo nell’Irlanda del 1862, una decina d’anni dopo la fine della grande carestia che provocò più di un milione di morti. L’infermiera londinese Lib (Florence Pugh) arriva in un remoto villaggio per sorvegliare una ragazzina di undici anni che, a quanto si dice, non mangia da quattro mesi. L’ha assunta un comitato di anziani del villaggio preoccupati dall’attenzione destata dalla ragazza. Lib, rafforzata dalla sua apparentemente incrollabile fiducia nella scienza, è convinta di risolvere rapidamente la situazione. Nonostante alcune scelte incomprensibili, il cileno Sebastián Lelio ragiona intelligentemente intorno a questioni di controllo – attraverso la chiesa, lo stato e gli uomini – e di corpi vulnerabili in pericolo. La sceneggiatura di Alice Birch, tratta dal romanzo di Emma Donoghue, affronta temi come il trauma e la cura del prossimo e presenta la maternità come un atto rivoluzionario e salvifico.
Manohla Dargis, The New York Times

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1488 - 25 novembre 2022

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