Fare un film straordinario sulla maternità, partendo da un infanticidio. Realizzare un film asciutto, integro e intelligente a partire da una notizia di cronaca. Ecco i piccoli miracoli del film di Alice Diop, già autrice del bellissimo Nous, premiato a Berlino nel 2020. Ossessionata dalla vicenda di Fabienne Kabou, che nel 2013 abbandonò a morte certa la figlia di quindici mesi su una spiaggia del Pas-de-Calais, la regista ha costruito un film in cui l’economia degli effetti è pari solo alla ricchezza del racconto. Per due ore Rama (Kayije Kagame), alter ego dell’autrice, che è la nostra guida nella storia, non esce quasi mai dall’aula del tribunale dove è processata la giovane studente di filosofia Laurence (Guslagie Malanga), ma lì con loro c’è tutta la materia complessa che forma un’intera esistenza, con il suo carico di follia, solitudine, mancanza d’amore e di promesse non mantenute, non estraneo alla storia coloniale della Francia e al razzismo.
Elisabeth Franck-Dumas, Libération
Francia 2022, 122’. In sala
Italia 2022, 106’. In sala
Nel suo nuovo ritratto biografico, dopo Nico e Miss Marx, Susanna Nicchiarelli c’invita a esplorare un arco di quasi vent’anni della vita dell’altra celebre santa proveniente da Assisi: Chiara, seguace, amica e, almeno qui, anche occasionale rivale di Francesco, visto che spinge ancora più in avanti la sfida alle convenzioni dell’epoca messa in atto dal patrono d’Italia. La santa è interpretata da Margherita Mazzucco con compassione, intelligenza e anche un certo appeal nel canto e nel ballo, stile medievale. Perché sì, Chiara è un musical. Nicchiarelli evoca un mondo antico, ma non rimane strettamente devota al realismo. Il film è quasi meta, con Chiara che sfonda volentieri la quarta parete. Una scelta stilistica che potrebbe tenere lo spettatore a distanza dalla storia, così come i cori o le scene di danza nei campi. Per fortuna la colonna sonora dell’ensemble Anonima Frottolisti fornisce una distrazione vincente quando la spinta narrativa si affievolisce. Sheri Linden, The Hollywood Reporter
Francia 2021, 105’. In sala
Fin da quando era bambina, Cathy (Audrey Lamy) sogna di dirigere un suo ristorante, ma a quarant’anni niente è andato come sperava. Così si ritrova a cucinare nella mensa di un centro di accoglienza per giovani migranti. Il suo sogno sembrerebbe ormai completamente svanito. Louis-Julien Petit realizza un nuovo ritratto di giovane donna, mantenendosi, dopo Le invisibili, nella zona della commedia sociale. Nonostante una sceneggiatura che fa troppo affidamento sulla formula “risate più lacrime”, Sì, chef! è impreziosito da una storia che sensibilizza il pubblico sulla condizione dei rifugiati e aiuta Audrey Lamy a mettere in mostra la sua magnifica versatilità.
Fabrice Leclerc, ParisMatch
Austria / Francia / Germania / Lussemburgo 2022, 105’. In sala
L’imperatrice del nuovo film dell’austriaca Marie Kreutzer è quella Sissy indissolubilmente legata alla giovane Romy Schneider. Ma Il corsetto dell’imperatrice, raccontando la vita di una donna rinchiusa nella gabbia dorata del sessismo, almeno all’inizio fa pensare a una versione più nevrotica di Marie Antoinette di Sofia Coppola. Poi, via via che si snocciolano le sofferenze di una vita condizionata dal motto “sii bella e taci”, il film rivela il suo vero soggetto, e cioè i disturbi alimentari di un’Elisabetta d’Austria che ha appena compiuto quarant’anni. Il modo in cui Kreutzer tratteggia questo tema non è mai insistente e anzi sottolinea il fatto che ancora oggi è un argomento tabù. Ecco quindi un piatto poco condito, un dolce proibito, il rito della pesata quotidiana. Sissi esiste solo attraverso il corpo che le viene chiesto di controllare fino alla nevrosi. L’orizzonte finale di queste imposizioni è l’annientamento del potere del corpo e dello spirito. Sostenuta dalla tesa performance di Vicky Krieps, questa storia di potere ostacolato è anche contemporanea perché mostra come il patriarcato cerchi di controllare le donne attraverso il loro corpo. Bruno Deruisseau, Les Inrockuptibles
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