Nella Parigi degli anni trenta, Pauline (Rebecca Marder) sogna di diventare un’avvocata di successo, la sua amica del cuore Madeleine (Nadia Tereszkiewicz) è un’aspirante attrice. Accusata ingiustamente dell’omicidio di un produttore, invece di subire la sentenza di un giudice reazionario che non vede l’ora di condannarla, Madeleine si dichiara colpevole e affronta il processo con l’aiuto di Pauline. Da lì Mon crime confessa il suo piano geniale – una rilettura femminista di certi casi criminali e misogini – e Ozon ritrova una delle vene più ispirate del suo cinema.
Marilou Duponchel, Les Inrockuptibles
Francia 2023, 102’. In sala
Canada / Finlandia / Stati Uniti 2023, 179’. In sala
Beau – un depresso senza speranza interpretato dal sempre magnifico Joaquin Phoenix – è ansioso su tutto. Sembrerebbe a ragione, a giudicare dal caos che dilaga fuori del suo appartamento. Eppure la confusione potrebbe essere tutta nella sua testa. Beau ha problemi fin da prima di nascere ed è una presenza sfuggente, in pratica il vettore ideale per l’autore di Hereditary e Midsommar. In quei due film, però, mescolando le convenzioni dell’horror e un’ambiguità da cinema d’autore, Aster rimuoveva la patina di normalità del mondo per rivelare il marcio sottostante. Mentre l’orrore e il disgusto sono in bella vista nelle tre lunghe e movimentate ore in cui seguiamo Beau. Sembra tra l’altro che Aster voglia sminuire il suo protagonista. Perciò, nonostante Joaquin Phoenix e i diversi altri motivi d’interesse, diventa difficile empatizzare con un topo che per l’autore è meno importante della sfavillante trappola pensata per catturare lui e noi.
Manohla Dargis, The New York Times
Germania / Francia / Cipro / Palestina 2022, 108’. In sala
Il palestinese Walid vive ad Haifa con la famiglia: ha l’ambizione di scrivere ma è bloccato da una depressione cronica. L’arrivo del nuovo vicino, Jalal, una specie di gangster esuberante e ottimista, gli restituisce lo slancio perduto. Ma poi Maha Haj, con piacere sadico, stringe la trama intorno a un formidabile dilemma. Affrontando in filigrana il conflitto tra Israele e Palestina, Mediterranean fever, tra satira e thriller, riflette intorno al libero arbitrio e alle trappole che incastrano i due protagonisti, interpretati da un duo formidabile.
Hélène Marzolf, Télérama
Francia 2022, 100’. In sala
Da trent’anni Alain Guiraudie occupa un posto speciale nel cinema francese, mantenuto con stravagante audacia, desideri utopici, lucidità. La prova è che a 57 anni firma il suo film più folle. Si apre con un podista poco convinto che avvicina una prostituta non più giovane. Vorrebbe andare con lei, ma senza pagare, perché è “contro la prostituzione”. Lei salta su un’auto e lui fa appena in tempo a passarle il suo numero di telefono. È una scena che la dice lunga sul film. È un cliché che poco dopo si ripropone in un’altra veste. Lei lo chiama e lo invita in una stanza d’albergo. Segue una superba scena d’amore, una delle più esasperanti del suo genere. In più, all’improvviso, sono interrotti dall’annuncio di un attacco terroristico. Il film è tutto così. Continua prendendo luoghi comuni e timori che gravano sulla Francia per disinnescarli e rovinarli, uno dopo l’altro.
Jacques Mandelbaum, Le Monde
Stati Uniti 2023, 93’. In sala
Colpito da un asteroide, un cargo interstellare è costretto a un atterraggio di fortuna su un pianeta sconosciuto che si rivelerà la Terra di 65 milioni di anni fa. Gli unici due superstiti, un uomo e una bambina, devono sopravvivere in un mondo preistorico popolato da dinosauri letali. 65 è lento e soprattutto indeciso su cosa essere: un thriller fantascientifico o un film d’avventura. Non è né l’uno né l’altro, e alcune idee promettenti sui dolori e i sensi di colpa degli adulti nei confronti dei bambini si concludono nel modo più insensato.
Linda Marric, New Scientist
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