Cultura Suoni
I’ve seen a way
Mandy, Indiana (Holly Whitaker)

I Mandy, Indiana non fanno musica che si definirebbe graziosa, ma basandosi sulla prima canzone del loro album di debutto, I’ve seen a way è facile ottenere un’impressione diversa. Il brano Love theme (4K VHS) è stupendo in modo ingannevole, privo d’insidie, con lampi di sintetizzatori e atmosfere cinematografiche. Ma è un momento che non si ripete mai nel corso dell’album. Questa musica travolgente demolisce il modello del rock convenzionale a base di chitarra, basso e batteria, però senza mettere da parte questi strumenti. In I’ve seen a way sono presenti sia la chitarra sia la batteria (alcune parti sono state registrate in una grotta), ma questi strumenti suonano alieni e antagonisti. Come ha detto Valentine Caulfield, la cantante di origine francese del trio di Manchester, “non è il tipo di musica da ascoltare la domenica mattina”. I testi di Caulfield, cantati o urlati in francese, sono alimentati da indignazione e ansia. Nelle undici canzoni di questo esordio lo spirito di sperimentazione è innegabile. Anche se gran parte di quello che i Mandy, Indiana creano in I’ve seen a way è cacofonico o rumoroso, non è mai rozzo o primitivo. Anche il noise rock della durata di 59 secondi di Mosaick ha una certa grazia nei suoi rintocchi di feed­back. I Mandy, Indiana lanciano un urlo primordiale attraverso vie estetiche complesse.
Jeff Terich, Treblezine

End of everything
Mega Bog (Amanda Jasnowski Pascual)

Nel nuovo album di Mega Bog c’è qualcosa che suona sbagliato ma non è necessariamente un male. End of everything è un’ode fragile e carica di sintetizzatori sul lutto e sulla resa, che sembra provenire direttamente dagli anni ottanta. Con rabbia contenuta, la cantautrice di Los Angeles, il cui vero nome è Erin Elizabeth Birgy, riflette su se stessa, sul clima e sul nostro futuro tra sintetizzatori e, ogni tanto, qualche sferzata di chitarra. End of everything è pieno di pezzi dance che sotto la superficie brillante covano dei testi oscuri e drammatici. L’intenzione dell’autrice era di scrivere in modo impulsivo, mettendo da parte però il suo strumento d’elezione, la chitarra, per i sintetizzatori e il piano. Il risultato è variegato: una combinazione di disco, musica da film, post-punk, new wave che riecheggia i Bronski Beat e The Weather Station. La produzione di End of everything è raffinata e contrappone la sua perfezione ai difetti della prosa, con la collaborazione di James Kriv­chenia, batterista dei Big Thief. Questo è un album valido e compatto, in grado di parlare a tutte le generazioni.
Ben Jardine, Under The Radar

A partire dal 1769 il giovane Mozart fece tre viaggi in Italia particolarmente produttivi. Incontrò il teorico della musica Giovanni Battista Martini e scrisse per le scene milanesi le opere Mitridate, re di Ponto e Lucio Silla. Ebbe anche modo di scoprire la vivacità della musica sacra della città lombarda, ed è questa che ci offre Giulio Prandi, con lavori fondamentali della Milano del settecento. L’album è costruito intorno al celebre Exsultate, jubilate, che fu eseguito la prima volta il 17 gennaio 1773. Scritto per un castrato, il mottetto esige una voce tanto agile quanto duttile. Robin Johannsen fa benissimo la sua parte in questo primo capolavoro sacro di Mozart. Meno conosciuto, e un po’ posteriore, Misericordias domini è stato scritto a Monaco nel 1775, ma mostra la scienza contrappuntistica perfezionata dal genio salisburghese durante i suoi soggiorni italiani. Anche Johann Christian Bach, che fu professore di Mozart a Londra, passò parte della gioventù a Milano. Le due pagine di questo disco mostrano il suo dominio dello stile concertante dell’epoca. Troviamo anche i lavori di due compositori milanesi, Giovanni Andrea Fioroni e Melchiorre Chiesa. Il coro e soprattutto l’orchestra del collegio Ghislieri mostrano qualche piccola imprecisione, ma l’intelligenza e la coerenza di questo progetto sono notevoli.
Benoît Fauchet, Diapason

Altro da questo numero
1513 - 26 maggio 2023

Articolo precedente

Cultura Suoni
Sotto scacco di Elon Musk

Articolo successivo

Pop
Su e giù con l’altalena
Abbonati a Internazionale per leggere l’articolo.
Gli abbonati hanno accesso a tutti gli articoli, i video e i reportage pubblicati sul sito.
Sostieni Internazionale
Vogliamo garantire un’informazione di qualità anche online. Con il tuo contributo potremo tenere il sito di Internazionale libero e accessibile a tutti.