Dopo una lunga assenza Michel Gondry torna al cinema e alla fiction. E non deve stupire che lo faccia con un intrigo metafilmico, perché tutte le sue opere – comprese quelle statunitensi – in definitiva sono pezzi di un puzzle autobiografico. Dopo una proiezione disastrosa davanti ai produttori, Marc (Pierre Niney), regista torturato e incompreso, decide di “rubare” il suo film per completarlo a casa della zia sui monti delle Cevenne. Seguiamo la caotica fine delle riprese e del montaggio, e le tribolazioni di questo eroe artigiano deciso a contrastare l’omologazione del sistema. Marc è insopportabile e ciclotimico, fragile e candido. Più che Se mi lasci ti cancello, Il libro delle soluzioni è il vero film d’amore di Michel Gondry, il cui principio si basa sul modello inarrivabile dello Scottie di La donna che visse due volte, che mettendo in scena la sua Madeleine senza lasciarsi ingannare era già il sosia simbolico di Hitchcock. Thierry Méranger, Cahiers du cinéma
Francia 2023, 102’. In sala
Francia 2023, 112’. In sala
Per far fronte ai suoi debiti, Sami trova lavoro come guardiano alle Galeries Lafayette di Parigi. Una sera si addormenta tra gli scaffali e finisce per essere scelto dal figlio del gran capo dei magazzini, in cerca del regalo per il suo compleanno. Sostenuta dalla regia da cartoon di James Huth, questa commedia per famiglie (a dire la verità un po’ lunga) mette in contrapposizione il mondo di chi sta in “alto” con quello di chi sta in “basso”, mettendo in evidenza i fallimenti dell’uno e dell’altro con lo stesso umorismo un po’ scanzonato e un’ironia sempre giocosa. Di fronte a Daniel Auteuil, fin troppo rigido nel suo abito da uomo d’affari trattenuto, Jamel Debbouze, divertente e tenero, mette in scena il suo spettacolo da comico gentile. Le Journal du Dimanche
Francia / Libano 2023, 83’. In sala
Il realismo sociale è così dominante che è sempre un sollievo scoprire che ci sono altri modi di raccontare il destino degli oppressi. Alle tragedie geopolitiche si accompagna spesso una maledizione estetica. Dirty difficult dangerous di Wissam Charaf è una di quelle opere che spezza la maledizione. Il giovane siriano Ahmed incontra la giovane etiope Mehdia in un campo profughi di un Libano dissanguato da un governo corrotto e reso dalla posizione geografica un rifugio per tutto il Medio Oriente. Il paese si è ormai riorganizzato come una società stratificata nella miseria dove gli stessi libanesi vivono come apolidi. Al tracciare un confine netto tra oppressi e oppressori Charaf ha preferito mettere in piedi un immenso teatro dell’assurdo in cui la xenofobia non è un’esclusiva dei benestanti, ma il sentimento più diffuso al mondo. Dietro la lente del regista il Medio Oriente diventa un parco giochi in cui il caos e l’onirismo si nutrono a vicenda.
Murielle Joudet, Le Monde
Italia 2023, 120’. In sala
Il fatto che questo dramma ambientato durante la seconda guerra mondiale segua un’allegra banda di marinai fascisti è affrontato di petto dal regista Edoardo De Angelis e dal suo cosceneggiatore Sandro Veronesi, usando il protagonista come portavoce per trovare una via d’uscita di fronte a questioni politiche spinose. Di fronte all’equipaggio del suo sottomarino è proprio il comandante Todaro (Pierfrancesco Favino) a promettere una tregua dalle leggi del duce e del re, perché il mare è un mondo a sé. E così Comandante diventa fondamentalmente un appello alla tolleranza. Dopo un’ora piacevole ed episodica, il film entra nel vivo quando il sommergibile ingaggia un duello con una nave belga. In un atto di disobbedienza Todaro accoglie a bordo i naufraghi belgi. Senza cedere alla sottigliezza e alle complesse sfumature morali, De Angelis riesce comunque a destreggiarsi negli spazi angusti del sottomarino.
Ben Croll, The Wrap
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